«Un'anagrafe dei ponti e viadotti d'Italia da aggiornare costantemente con tutti i dati su lavori eseguiti, investimenti fatti, punti critici da monitorare e scadenze entro le quali effettuare controlli e lavori necessari».
È la proposta lanciata dall’architetto Nicoletta Gandolfi, alla vigilia del primo anniversario del crollo del ponte di Genova che lo scorso 14 agosto ha causato 43 vittime. «L'anagrafe permetterebbe a tutte le istituzioni centrali e periferiche, ognuna per le proprie competenze, di avere un’agenda nella quale verificare e aggiornare le condizioni delle costruzioni, oltre a programmare gli interventi di manutenzione - sostiene l’esperta -. Questo progetto richiederebbe un team di tecnici con positive ricadute occupazionali: sicuramente l'impiego sostanzioso di specializzati, qualche centinaio fra ingegneri, architetti e altri addetti ai lavori (si pensi che l'estensione della rete stradale, in base a quanto riportato dalla piattaforma Kireti, sarebbe di un milione e mezzo di chilometri)». Così spiega Gandolfi che è membro della commissione Ambiente dell’Ordine degli architetti, è iscritta all'Aiapp (Associazione italiana di architettura del paesaggio), al Fai (Fondo ambiente italiano), all'Inbar (Istituto nazionale di bioarchitettura) e da anni scrive su quotidiani, riviste e blog del settore, italiani e internazionali.
«Nel nostro Paese abbiamo altre migliaia di ponti, viadotti e cavalcavia che hanno bisogno di revisione - sottolinea Gandolfi -. Le costruzioni dello stesso Morandi sono numerose, quasi tutte realizzate fra gli anni Quaranta e Ottanta, perché da noi tutte le grandi opere hanno 40-50 anni (per esempio l' Autostrada del Sole, numerosi cavalcavia, la tangenziale di Bologna inaugurato nel 1967 esattamente come il ponte Morandi) e spesso si trovano a reggere carichi e flussi di veicoli non previsti all'epoca della loro progettazione, quando in pieno boom economico non si pensava a uno sviluppo così importante anche dei trasporti».
«Questo si è verificato anche nel caso del ponte Morandi, costruito inoltre con tecniche particolari quali il cemento armato precompresso, che necessita di una posa in opera molto attenta, in particolare per strutture aventi lunghi tratti - avverte Gandolfi -. Inoltre tutti i materiali hanno una ‘vita’: le strutture e i manufatti in genere, allo stesso modo di un organismo, hanno una ‘nascita’, una ‘vita’ e una ‘fine’ e, proprio come un organismo, necessitano di "cure" ovvero manutenzioni, oltre a un monitoraggio il più possibile costante per mezzo di sensori. Ovviamente i lavori di manutenzione devono interessare tutte le parti della struttura, anche la soletta su cui passano i veicoli. Si ricordi per esempio i continui lavori sull'autostrada "panoramica" Firenze-Bologna con chiusure di singole carreggiate. Inoltre, sarebbe necessario, secondo il mio punto di vista, dividere il traffico pesante da quello veicolare».
Nicoletta Gandolfi, alla vigilia del primo anniversario del crollo del ponte di Genova, lancia una proposta che avrebbe ricadute positive anche per il lavoro
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