Ma è tutto il brand che necessitava di un intervento deciso per non morire. Oltre alla 4C, sportiva di gamma alta, destinata solo ad un pubblico di nicchia, Alfa oggi ha solo due modelli a listino, la MiTo e la Giulietta, che - sia pure sottoposte a leggeri restyling negli anni - sono datate rispettivamente 2008 e 2010, quasi un’era geologica per le abitudini dell’industria dell’auto.
Giulia è solo il primo tassello del rilancio del marchio, per il quale è previsto un investimento complessivo pari a 5 miliardi di euro e il debutto di altri sette modelli entro il 2018. La produzione della berlina dovrebbe partire entro l'anno, mentre sul mercato la Giulia è attesa nei primi mesi del 2016. Prezzo di partenza probabile, intorno ai 35 mila euro.
“Abbandonare l’Alfa al suo destino sarebbe stato un tradimento”, ha aggiunto Marchionne, coccolandosi la vettura che sente come una sua scommessa personale. “Un’auto in grado di generare un business unico, quintessenza di quello che il pubblico si aspetta da una vera Alfa, sintesi del nuovo corso del marchio e conclusione di un periodo di sviluppo su cui abbiamo fatto convergere tutte le nostre migliori energie che hanno cancellato il senso di incompiutezza da 30 anni gridava vendetta. Come ha cantato Bocelli, questa vettura è la nostra Turandot”.
Singolare anche la genesi che ha portato alla realizzazione della Giulia, ideata e sviluppata da un team di lavoro giovanissimo che Marchionne ha chiamato “skunks”, una task force da battaglia, fatto di designer, ingegneri e tecnici che per più di due anni ha progettato in segreto, chiuso in un capannone protetto da occhi indiscreti vicino a Modena, una vettura che ha l’ambizione di competere con le migliori del settore premium, quella di produzione tedesca e di marchi come Audi, Bmw e Mercedes. Grazie a soluzioni come la trazione posteriore, che mancava a bordo di un'Alfa Romeo da diverso tempo, ma anche con motorizzazioni sia V6 che V8 benzina e diesel super potenti.
Più che strategico, lo sbarco negli Usa sarà essenziale per la nuova Alfa che, dopo 20 anni di assenza, ha mandato in avanscoperta la 4C ma ha bisogno di un modello che faccia più numeri per rinverdire il mito che fu alla fine dagli anni 60 quando in America rappresentava il sogno di eleganza, tecnologia e sportività italiana.
Quella mostrata oggi è la versione top di gamma (Quadrifoglio Verde) equipaggiata con il 3.0 litri biturbo da 510 CV sviluppato partendo dal motore costruito in Ferrari e già utilizzato sulla Maserati Ghibli e Quattroporte. Trazione solo posteriore per accentuarne la sportività e cambio manuale a 6 marce, anche se in gamma ci saranno versioni meno estreme, anche con sistema di trazione integrale permanente.
Bella, sinuosa, felina nelle linee, ma anche elegante, ricca di soluzioni tecnologiche innovative come l’utilizzo in grande quantità dell’alluminio per ridurre i pesi, Giulia è la primogenita di una nuova famiglia “che la Fiat di qualche anno fa – ha ammesso Marchionne - non si sarebbe potuta permettere: non aveva i numeri, le capacità finanziarie, quelle tecniche e nemmeno una rete di distribuzione a livello globale”.
Tutte realtà che oggi FCA possiede, 7° gruppo mondiale dell’auto, molto straniera nelle forme, nelle geografie fiscali e nel management ma profondamente italiana quando ha la voglia e il coraggio di difendere la tradizione e la qualità del suo marchio più affascinante.
Presentata al Museo storico di Arese la vettura che farà risorgere lo storico marchio. Obiettivo: 400mila pezzi all'anno, altri 7 modelli entro il 2018. (Alberto Caprotti)
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