Nei call center lavorano quasi 80mila persone. Il fatturato aggregato è di circa 1,3 miliardi di euro per le attività telefoniche di customer care e televendita, ma di complessivi circa due miliardi di euro se si includono le attività collaterali (backoffice, recupero crediti, ricerche di mercato, internazionale).
Roberto Boggio è presidente di Assocontact, Associazione nazionale del contact center in outsourcing.
Quali vantaggi dalla decontribuzione? Ci sono state assunzioni? Non ci registrano aumenti occupazionali netti, ma solo spostamenti di risorse da un’impresa all’altra. Il mio suggerimento è quello di sostituire le decontribuzioni con il credito di imposta: in questo modo sarebbero premiate le aziende capaci di sostenersi in modo automono, facendo profitto, e verrebbe favorito l’incremento occupazionale nel nostro settore.
Quali difficoltà per un settore che è considerato 'terreno' fertile per il precariato? Come rimediare? Le difficoltà sono essenzialmente legate alla non sostenibilità economica di alcune commesse che spingono verso il basso la qualità. Il modello commerciale preferito da molti importanti committenti è ancora troppo legato al minor prezzo. Occorrono regole certe per regolamentare il nostro settore e garantire a tutti qualità e profitti. A questo riguardo Assocontact ha definito un codice etico e tutte le imprese associate sono invitate a rispettarlo. Solo in questo modo sarà possibile superare il precariato che purtroppo caratterizza ancora molte aziende del nostro settore.
Qual è la vostra posizione in merito alla clausola sociale contenuta nel ddl sugli appalti? Riteniamo che la clausola sociale possa creare stabilità e disegnare un terreno competitivo più omogeneo. La competitività si potrà giocare sulla capacità di fare impresa di ciascun outsourcer, non sul costo. Le aziende rappresentate da Assocontact sono per la libera concorrenza, ma all’interno di un mercato fatto di regole eque, certe ed uguali per tutti. Nei giorni scorsi abbiamo avuto anche opinioni divergenti con Asstel, che rappresenta la nostra storica committenza, ma con il loro presidente abbiamo condiviso una posizione di convergenza. Certamente la clausola sociale rappresenta un primo importante passo del governo per tentare di normare il nostro settore, e lo apprezziamo. Occorrerà però proseguire anche su altri temi importanti, come porre fine alle gare al massimo ribasso, verificare una ipotesi di defiscalizzazione che sostituisca la decontribuzione, e costruire una seria politica industriale volta a sviluppare il settore che rappresento, con l’obiettivo di garantire stabilità occupazionale e standard qualitativi elevati per i consumatori.