Contribuire al reinserimento lavorativo e sociale dei testimoni di giustizia e degli altri soggetti protetti dando loro l’aiuto necessario per mettersi in proprio o per riconvertire e rilanciare le imprese che hanno subito o possono subire un danno per le dichiarazioni rese o per l’applicazione delle misure di tutela speciali. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa tra il ministero dell’Interno e Invitalia. In particolare, attraverso i “referenti dei testimoni di giustizia” nominati dal ministero, Invitalia avrà il compito di:
• tradurre l’idea imprenditoriale in un progetto concreto d’impresa
• esaminare le condizioni necessarie alla realizzazione dell’impresa e individuare gli ambiti territoriali e commerciali, gli aspetti procedurali e le possibili risorse finanziarie attivabili
• fornire ogni forma di consulenza e assistenza, mantenendo assoluta riservatezza e razionalizzandone i vari step per snellirne le procedure
• verificare la possibilità di ripresa, sviluppo e/o di riconversione delle attività già poste in essere dai soggetti tutelati e abbandonate a causa dell’ingresso nel programma di protezione.
Invitalia quindi guiderà e accompagnerà i soggetti protetti nella scelta e nella fruizione degli incentivi gestiti dall’Agenzia indirizzando le risorse finanziarie gestite dalla Commissione Centrale di Protezione e altre possibili fonti di copertura. Inoltre, sosterrà piani di startup d’impresa o di riconversione e rilancio di imprese esistenti, fornendo i servizi reali di accompagnamento necessari. A questo scopo potrà attivare anche “partnership di progetto” con soggetti esterni (ad esempio con imprese tutor).
«Siamo particolarmente soddisfatti di questo accordo – commenta Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia -. Il coinvolgimento di Invitalia in questo progetto cambia in modo radicale la modalità di intervento nei confronti dei soggetti protetti, passando da una logica meramente assistenziale all’attivazione di un percorso di autonomia e autoimprenditorialità. Non ci si limita infatti a garantire la sola sussistenza del testimone di giustizia, ma lo si rende nuovamente protagonista del suo vissuto lavorativo ed esistenziale attraverso il sostegno alla concreta realizzazione di progetti auto-imprenditoriali e alla fornitura di un supporto tecnico-finanziario specializzato per il consolidamento, l’ampliamento e la riconversione di imprese già esistenti».
Il protocollo prevede infine la costituzione di un tavolo di coordinamento che possa dare sostegno e assistenza all’attività del referente, che sarà costituito - per il Servizio Centrale di Protezione - da funzionari espressamente delegati dal Direttore del Servizio e, per Invitalia, da esperti della stessa Agenzia.
«Se l’obiettivo primario dello Stato è quello di impedire che le sconfitte subite dalle organizzazioni mafiose vengano compensate dallo sviluppo di una parte della società disposta ad allearsi con la mafia, l’obiettivo sfidante della riforma del sistema di protezione dei testimoni di giustizia è quello di creare le condizioni che spingano sempre più cittadini alla denuncia. Occorre, allora, garantire non solo l’incolumità ma anche l’immutata conservazione dei diritti del testimone di giustizia e continuare a lavorare assiduamente affinché la scelta di denunciare – quanto si vede commettere o quanto si subisce – sia sempre più apprezzata socialmente – commenta Luigi Gaetti, il sottosegretario di Stato all’Interno – Ed è tenendo bene a mente la solitudine nella quale rischia di incorrere il testimone di giustizia che ci siamo adoperati, oltre a privilegiare la sua permanenza nella località di origine, ad introdurre la figura del referente, il quale ha il compito di affiancarlo anche nei rapporti con le istituzioni, assicurandogli una piena assistenza durante tutta la durata delle misure di protezione e, successivamente, fino al riacquisto dell’autonomia economica».
Con i servizi di accompagnamento e gli incentivi gestiti da Invitalia un aiuto concreto per avviare un’impresa o rilanciare quella esistente
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