Il cardinale Parolin durante la cerimonia di piantumazione del melo - Vatican Media
Tra i simboli più belli della vita che non si arrende ma resiste e si rinnova, ci sono gli alberi. Una pianta indica rifugio, riparo è un segno silenzioso della comunità che cresce e, più velocemente di quanto ti aspetteresti. Offre un luogo per recuperare le forze, riposare e pensare. Magari anche per giocare al riparo della sua chioma. Così non stupisce che per celebrare il sacrificio martire di una famiglia polacca la Santa Sede abbia deciso di piantare un melo. Lo stesso che gli Ulma, l’omaggio è per loro, avrebbero voluto veder crescere nel giardino di casa a Markowa, in Polonia. Gli Ulma erano marito, moglie e sette figli (l’ultimo ancora in grembo) uccisi dai nazisti il 24 marzo 1944 perché colpevoli di aver dato rifugio a otto ebrei in fuga dalle persecuzioni. La famiglia polacca già inserita nel 1995 nell’elenco dei “Giusti tra le nazioni” presso lo Yad Vashem di Gerusalemme è stata proclamata beata in quanto martire, il 10 settembre 2023. Sugli altari anche il neonato che non aveva ancora visto la luce. Una novità che, in una dichiarazione, il prefetto del Dicastero delle cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro aveva spiegato dicendo che «al momento dell'eccidio la signor Wiktoria Ulma era in stato di avanzata gravidanza del settimo figlio». Quest'ultimo «è stato partorito nel momento del martirio della madre». Pertanto, va aggiunto «nel numero dei figli, martiri anche loro. Di fatti, nel martirio dei genitori egli ha ricevuto il Battesimo del sangue». E con Vatican News, Semeraro aveva parlato di «caso molto singolare, che in riferimento a un episodio evangelico possiamo chiamare Battesimo di sangue. Penso - disse il porporato -, per un caso simile, a quello dei Santi innocenti. Anche questa creatura, come fu trovata nella fossa comune dopo l’eccidio è stata ritenuta meritevole di martirio».
Un dipinto raffigurante la famiglia sterminata dai nazisti - Foto di archivio
Il melo che ricorda gli Ulma è stato piantumato la mattina del 6 marzo nei Giardini vaticani, a pochi passi dalla Grotta di Lourdes, durante una cerimonia presieduta dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Parlando dell’albero il porporato lo ha definito «un monumento vivo che produce frutti autentici, simbolo dei frutti portati dal sangue dei martiri». Durante l’incontro vaticano, la ministra Grazyna Ignaczak-Bandych capo della cancelleria del presidente della Repubblica di Polonia ha letto un messaggio del capo dello Stato Andrzej Duda, in cui viene lodato l’amore eroico degli Ulma e di «migliaia di altri eroi silenziosi», con l’augurio, ricorda Vatican news, «che sia faro di speranza per tutti coloro che temono la diffusione del male nel mondo».
La lapide con le immagini dei coniugi Ulma - Vatican Media
La piantumazione del melo è stata anche ricordata dal Papa a margine dell’udienza generale del mercoledì nel saluto ai pellegrini appositamente venuti dalla Podkarpacie, la regione polacca abitata dagli Ulma. Nell’omelia del rito di beatificazione, il 10 settembre 2023 il cardinale Semeraro aveva inoltre richiamato l’immagine della santità della porta accanto di cui parla papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”. «Nella testimonianza e nel martirio dei coniugi Ulma e dei loro figli - aggiunse allora il porporato - riscopriamo la grandezza della famiglia, luogo di vita, d’amore, di fecondità. Riscopriamo la grandezza della missione che il Creatore ha affidato agli sposi e ripetiamo le parole di San Giovanni Paolo II che egli indirizzò alle famiglie del 1994: “nella Chiesa e nella società questa è l’ora della famiglia. Essa è chiamata ad un ruolo di primo piano nell’opera della nuova evangelizzazione”».