venerdì 15 novembre 2024
Mille delegati a Roma per la nuova fondamentale tappa del Cammino avviato quattro anni fa. Dal ruolo delle donne all'ascolto dei giovani, tanti i temi sul tavolo
Lo scorso settembre l'incontro del Comitato nazionale del Cammino sinodale

Lo scorso settembre l'incontro del Comitato nazionale del Cammino sinodale - Siciliani

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A metà del decennio la Chiesa italiana raccoglie le proprie forze migliori per gettare il cuore oltre l’ostacolo, ri-progettarsi e tracciare rotte per continuare a dare risposte agli interrogativi più profondi delle donne e degli uomini del nostro tempo. E aiutarli così a orientare la loro vita e quella del Paese. Lo fa dandosi appuntamento a Roma, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, per la prima Assemblea sinodale. Un evento che rappresenta un ulteriore concreto passo decisivo nel Cammino sinodale partito quattro anni fa con l’intento, come auspicato più volte da papa Francesco a partire dall’enciclica Evangelii gaudium, non di occupare spazi ma di avviare processi.

Testimoni di questo movimento, che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone, saranno i circa mille delegati dell’Assemblea: tra loro, oltre ai vescovi, saranno presenti i componenti del Comitato del Cammino sinodale, i delegati di ciascuna Chiesa locale e alcuni membri designati dalla presidenza della Cei. Le loro voci e le loro storie s’incroceranno in un incontro, che, come spiegato dagli organizzatori, vuole prima di tutto essere «un’esperienza di Chiesa, un’occasione per costruire e curare relazioni».

Ecco perché l’intera dinamica che si è scelto di mettere al cuore del Cammino sinodale è quella della “piramide rovesciata”: non grandi documenti pensati nelle stanze di pochi responsabili, ma una raccolta di vita che parta dalla quotidianità di chiunque “viva la Chiesa” in qualsiasi modo. Questa visione ha guidato l’intero percorso, avviato nel 2021 e scandito in tre fasi: quella narrativa (2021-2023), quella sapienziale (2023-2024) e quella profetica (2024-2025).

Tutto facile, sereno e ben ordinato quindi? Per nulla: essendo il Cammino sinodale non un “evento a latere” della vita della Chiesa ma un’esperienza intensamente calata nell’ordinario svolgersi delle attività delle comunità locali, esso ne ha incrociato e assunto tutte le difficoltà e i rallentamenti. Ma in questo caso gli ostacoli hanno rappresentato una ricchezza in più, indicando con ancora maggiore chiarezza i nodi da sciogliere, le scelte da prendere con coraggio, le priorità da curare.

Ma come si è arrivati fin qui e di cosa parleranno i mille delegati a Roma, riuniti da oggi e fino a domenica? Come detto, il Cammmino è stato aperto nel 2021, ma di fatto ha le proprie radici nel Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, quando il Papa invitò la Chiesa italiana a fare proprio lo stile sinodale, tornando sul tema anche nel 2019. In questo modo, di fatto, l’intero percorso raccoglie il compito, che per la Chiesa italiana hanno avuto i Convegni ecclesiali di metà decennio: fermarsi a fare il punto della situazione, mettere in file le priorità cui dare risposta, cercare il modo migliore per continuare a essere una presenza efficace tra la gente, nel cuore dell’Italia. Tutto questo, per il decennio degli anni ’20, quindi ha preso la forma di un’esperienza sinodale, scandita, appunto, in tre tappe, in grado di coinvolgere attivamente fin dai primi passi mezzo milione di persone.

E ha generato uno spazio, che ha messo in luce non solo le potenzialità e le risorse ma anche le «annose questioni che affaticano il passo», come sottolineano i documenti di sintesi: «Il clericalismo, lo scollamento tra la pastorale e la vita reale delle persone, il senso di fatica e solitudine di parte di sacerdoti e di altre persone impegnate nella vita della comunità, la mancanza di organicità nella proposta formativa, l’afasia di alcune liturgie». La consapevolezza condivisa è quella legata alla necessità di superare «una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato per andare verso una Chiesa “tutta ministeriale”, che è comunione di carismi e ministeri diversi».

Si parte da qui, quindi, per dare forma a un cambiamento concreto e non solo di facciata o di intenzioni. Lo ha ricordato bene anche Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, in un’intervista ad Avvenire al termine dell’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi: «Per noi è questa la fase finale del Cammino sinodale, che poi sarà, speriamo, la fase iniziale di un rinnovamento. Raccogliamo i frutti di questi anni».

Questo pomeriggio, dopo i saluti del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e di Erica Tossani, membro della presidenza del Comitato del Cammino sinodale, sarà proprio Castellucci a tenere la relazione introduttiva, mentre Pierpaolo Triani, membro della presidenza del Comitato, presenterà le modalità di lavoro ai tavoli, cui sarà dedicata la giornata di domani.

A guidare il confronto saranno i Lineamenti, i cui contenuti (approfonditi in questi giorni anche da Avvenire attraverso diverse interviste) sono tutti orientati a una visione missionaria della Chiesa e riguardano numerosi temi come il rapporto con la cultura, i linguaggi della comunicazione e della liturgia, l’ascolto e la valorizzazione dei giovani, i percorsi di iniziazione cristiana, la formazione dei formatori, dei responsabili, dei sacerdoti, l’impegno nella carità, la ministerialità, gli organismi di partecipazione, la presenza, il servizio e i ruoli di responsabilità delle donne, l’organizzazione amministrativa, la riforma delle curie, la struttura sul territorio, la trasparenza nella rendicontazione. Dai tavoli di questi giorni uscirà uno “Strumento di lavoro”, che saranno offerti alle diocesi. La loro restituzione sarà al centro del dibattito della seconda Assemblea ecclesiale (31 marzo-4 aprile 2025), che produrrà delle “proposizioni” destinate al vaglio della prossima Assemblea generale della Cei, chiamata a poi a offrire delle indicazioni pratiche concrete. Ma anche quelle non saranno un punto di arrivo, bensì il punto di partenza di un cammino di cambiamento ormai non più rinviabile.

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