Un memoriale per i nuovi martiri. Quei testimoni della fede sconosciuti, quelle straordinarie storie “sommerse”, hanno trovato casa nell’antichissima cripta della Basilica di San Bartolomeo all’Isola. Ieri sera nella chiesa romana, affidata alla Comunità di Sant’Egidio, è stato inaugurato lo spazio espositivo che racconterà le vite eroiche dei martiri cristiani del XX e XXI secolo. Il lungo processo di documentazione, iniziato nell’anno 2000 per volontà di san Giovanni Paolo II, è durato più di vent’anni. Il desiderio era quello, dopo gli anni della guerra e dei regimi totalitari, di riportare tutti alla consapevolezza che la Chiesa di oggi è di nuovo Chiesa di martiri. All’inaugurazione sono intervenuti il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis, il professore Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, e il cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago e titolare di San Bartolomeo, l’arcivescovo Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle cause dei Santi, e il prefetto Fabrizio Gallo, direttore del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno. « Il fatto che in questa stessa Basilica siano conservate le reliquie di Bartolomeo – ha detto Fabene – ci ricorda che il martirio è una realtà che è stata sempre presente nella Chiesa fin dalle sue origini». In più, la testimonianza delle reliquie di cristiani cattolici, ortodossi, anglicani, presenti nella Basilica le une al fianco delle altre, aiutano a non fare distinzioni e dimostrano come «l’ecumenismo dei martiri, e del sangue, è sempre il più convincente».
Mai come ora, nel tempo della modernità, continua ad aumentare, però, il numero dei cristiani uccisi. « L’evento che viviamo oggi – ha sottolineato il cardinale De Donatis, – ha un sapore dolce e amaro. Se ripercorriamo con la mente e il cuore l'esemplarità della vita dei santi martiri, ci troviamo a percepire un sapore spirituale dolce ». Dall’altro lato, però, «il sapore amaro si sente quando si pensa che il martirio è tornato di attualità nella vita della Chiesa». La vita dei nuovi martiri capovolge l’idea di una Chiesa forte, vincente e oppressiva. « I martiri miti scuotono questa immagine di Chiesa – ha detto Riccardi –. Penso a Óscar Romero, ucciso mentre celebrava la Messa, a Vittorio Bachelet, l’uomo più mite che ci fosse, ucciso dalle Brigate rosse, poi don Pino Puglisi e don Peppe Diana, colpiti dalle mafie e il giudice Rosario Livatino, che qualcuno aveva definito colpevole di essere onesto. Perché uccidono queste persone? Sono deboli, indifesi, ma anche pericolosi, perché sono un ostacolo all’affer-mazione di un dominio oscuro».
«I martiri rivelano l’unità dell’umanità, hanno il potere di ricostruire la fraternità tra tutti i popoli», ha detto l’arcivescovo statunitense Cupich. « Riunire questi santi martiri in questa basilica romana ci ricorda che innanzitutto siamo tutti pellegrini. Poi, con la custodia di queste reliquie, si torna alla ricca concezione medievale che parla di questa città come della “patria comune” ». Insomma, i martiri a San Bartolomeo diventano monumento vivo tra i monumenti di Roma, accolti per sempre come “pietre vive”.