sabato 21 marzo 2009
Nelle zone in cui astinenza e fedeltà di coppia prevalgono sui comportamenti a rischio, si è registrata una forte riduzione del virus
COMMENTA E CONDIVIDI
«Quello che in molti faticano a capire è che il danno mag­giore provocato dalla diffu­sione dei profilattici in Africa come mezzo per contrastare l’Hiv è di tipo culturale. Il ses­so, nella cultura tradizionale africana, è sempre stato visto come un impegno serio da parte di due persone per un progetto di vita. Tutto ciò, però, in molte aree è cam­biato: la diffusione del profi­lattico, infatti, ha reso il sesso niente più di un gioco da prendere alla leggera». Parola di Sam Orach, medi­co ugandese e segretario del­l’Uganda Catholic Medical Bureau. Dottor Orach, lei parla di una «invasione cul­turale » subita dall’Africa an­che in campo sessuale… «Sì, assolutamente. Faccio un esempio: nelle società tradi­zionali africane se un uomo chiedesse a una donna di a­vere un rapporto sessuale con l’uso del profilattico otter­rebbe un rifiuto. Questo per­ché la donna penserebbe che quello non è un uomo di cui fidarsi, è un uomo che ha rap­porti con molte donne, o che, viceversa, lui non si fida di lei. L’invasione culturale che pro­paga il sesso come poco più che un passatempo, la stessa che spesso sponsorizza il pro­filattico, va a minare questa mentalità. Con danni gravi nella lotta all’Hiv». Spesso si cita l’Uganda come caso di successo. «È vero, ed è interessante sot­tolineare che questo succes­so deriva dall’attenzione posta sull’educazione piuttosto che sulla diffusione del pro­filattico. In Paesi in cui que­sto è stato propagandato in modo capillare, come lo Swa­ziland, il contagio è aumen­tato o è rimasto invariato. In Uganda si nota una minore diffusione di Hiv in distretti quali il West Nile e il Kara­moja, in cui la cultura tradi­zionale di cui parlavo prima non ha subito influenze e­sterne. Perché allora non aiu­tare le comunità a preserva­re questa cultura con l’edu­cazione e a ridurre di conse­guenza l’esposizione al ri­schio? Di quale educazione parla? Guardi, noi non abbiamo combattuto armi in pugno contro coloro che promuo­vevano il profilattico. Quel che abbiamo fatto, invece, è stato chiedere di lasciarci promuovere anche le alter­native, come l’astinenza e la fedeltà di coppia. Queste ul­time opzioni sono importan­ti ed efficaci, e in molti qui lo hanno capito. C’è però biso­gno di continuare su questa strada puntando sulla pre­venzione». Come hanno affrontato i media africani le polemiche di questi giorni? «Vi hanno dedicato poco spa­zio e quindi credo che anche la gran parte della gente le i­gnori. Il punto è: i giornali che attaccano il Papa lo fanno perché pensano abbia torto o perché stanno promuo­vendo gli interessi di qualcun altro? L’unica cosa di cui pos­so esser certo è che non sono stati gli africani a contrap­porsi a quanto detto dal Pon­tefice». Cosa condivide delle parole di Benedetto XVI? «Innanzitutto c’è da dire che il Papa non ha offeso nessuno: ha solo chiesto di compiere la scelta giusta. In ogni fami­glia spetta al padre consiglia­re il figlio per il suo bene. Il Papa ha sottolineato che il condom non è la panacea nella lotta all’Hiv. Il problema è che molti non accettano o negano il fatto che ci sono al­tri metodi per il controllo del­l’Hiv, dall’astinenza alla fe­deltà nel matrimonio. È qui che nasce il conflitto di opi­nioni. Ma la Chiesa non può far altro che insegnare il me­glio. Bisogna evitare il rischio, e ciò può essere fatto mante­nendo un comportamento sessuale responsabile». Benedetto XVI ha chiesto l’accesso gratuito alle cure... «Anche qui ha ragione. Se una persona ha l’Hiv la società de­ve fare di tutto per aiutarla. In Uganda in 100mila hanno ac­cesso alla terapia antiretrovi­rale, ma sono più di 300mila quelli che ne hanno bisogno. È altresì vero che se spendia­mo ogni risorsa per i farmaci e dimentichiamo di impe­gnarci sulla prevenzione, pre­sto realizzeremo che non ci sono abbastanza soldi. Oltre ad aiutare chi è già in diffi­coltà, insomma, bisogna fer­mare la piena del fiume in tempo se si vuole evitare di restare tutti travolti».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: