"L'origine del male è nell'uomo stesso e nell'uso sbagliato della libertà umana". Lo ha ricordato Benedetto XVI nella catechesi dell'Udienza Generale di oggi, tenuta nell'Aula Nervi per circa 8 mila fedeli, ai quali ha ricordato la "pazienza e benevolenza di Dio verso l'uomo peccatore", con le parole di Ruperto de Deutz, abate benedettino del 12esimo secolo. Nelle sue pagine, ha sottolineato, "Paolo VI trasse la citazione di Maria 'portio optima et portio maximà della Chiesa nell'omelia di chiusura del Concilio Vaticano II, l'8 dicembre 1965". Per Papa Rtazinger, "Ruperto è stato un teologo dotato di grande profondità nello studio razionale dei misteri della fede" e ci ha insegnato che "ognuno nel suo modo può incontrare il Signore Gesù che incessantemente accompagna il nostro cammino e si fa realmente presente nel Pane Eucaristico"."Quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore", ha continuato il Papa. In tempi "segnati da contrasti tra il Papato e l'Impero", a causa della cosiddetta "lotta delle investiture", con la quale "il papato voleva impedire chela nomina dei vescovi e l'esercizio della loro giurisdizione dipendessero dalle autorità civili, che erano guidate per lo più da motivazioni politiche ed economiche, non certo pastorali", Ruperto - ha affermato - si distinse "per l'integerrima dirittura morale e per il forte attaccamento alla sede di Pietro". Nel 1116 - ha ricordato il Papa - gli avversari vollero addirittura processare Ruperto, che benché assolto da ogni accusa preferì recarsi per un certo tempo a Siesburg. Poiché, però, le polemiche non erano ancora cessate quando fece ritorno nel monastero di Liegi, decise di stabilirsi definitivamente in Germania. Nominato abate di Deutz nel 1120, vi rimase fino al 1129, anno della sua morte. Se ne allontanò solo per un pellegrinaggio a Roma, nel 1124.