Lo conosce da oltre mezzo secolo. Da quando il neo-diplomato Jorge Mario entrò nel Seminario di Villa Devoto per poi scegliere, dopo una terribile malattia ai polmoni, il noviziato nella Compagnia di Gesù. Padre Juan Carlos Scannone era il suo docente di greco e letteratura. Allievo del gigante del pensiero teologico novecentesco Kahrl Rahner, il gesuita Scannone aveva, all’epoca, già cominciato il percorso che l’avrebbe portato, insieme all’amico Lucio Gera, a creare la «teologia del pueblo» (teologia del popolo). Sintesi originalissima, e molto argentina, tra la ferma l’opzione per i poveri - emersa a Medellín, sulla scia del Concilio Vaticano II - e la rivalutazione della pietà e spiritualità popolare, incarnata della cultura latinoamericana, e per questo strumento di un’evangelizzazione inculturata.Nel frattempo, i due gesuiti si sono ritrovati al Collegio Máximo di San Miguel, alle porte della capitale, nei turbolenti anni Ottanta, quelli della dittatura e dell’aiuto discreto e fondamentale dato da padre Bergoglio ai perseguitati. A quel punto, però, le parti dei due gesuiti si erano invertite. L’attuale Papa era rettore della Facoltà di Filosofia e teologia, dove insegnava padre Scannone, e poi provinciale della Compagnia. «E mio direttore spirituale», precisa padre Juan Carlos, tra una valigia e l’altra. Da questa settimana ha lasciato ufficialmente l’Istituto di indagini filosofiche del Colegio Máximo per venire a Roma. «Prima farò una tappa in Germania, però…». La nuova avventura del massimo teologo argentino vivente, a 82 anni, si chiama
La Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista gesuita di cui padre Juan Carlos diventerà collaboratore fisso. Oltre a tenere lezioni in vari Paesi europei. Si prospetta dunque un periodo frenetico per il religioso. «Non quanto queste settimane…». Eppure, con incredibile affabilità, accetta di interrompere i mille preparativi per parlare un po’ di questo suo ex alunno «speciale».
Padre Scannone, lei ha seguito da vicino il cammino di papa Francesco. Lo ha conosciuto allievo, provinciale, responsabile della diocesi di Buenos Aires… Lo trova cambiato in questo primo anno da vescovo di Roma?In ogni tappa della sua vita l’ho visto crescere come uomo di Dio e come pastore. Anche nell’ultimo anno ho notato questo processo di evoluzione positiva. Mi pare, ispirato dallo Spirito più che mai. Si vede dall’attenzione di cui ricolma i sofferenti e dall’allegria che traspare dal suo volto…
C’è stato un gesto o una parola che l’ha colpita in modo particolare del primo Papa gesuita?Ce ne sono stati moltissimi. Mi ha, ad esempio, profondamente impressionato la creazione del gruppo consultivo di otto cardinali, coordinato dal cardinale Rodríguez Maradiaga. Lo interpreto come un segno di collegialità ecclesiale e inizio di riforme nelle strutture di governo della Chiesa.
Il Papa richiama sempre la nostra attenzione sui poveri. Questa sua sensibilità si inserisce in quell’opzione preferenziale per gli emarginati che ha tanto segnato la Chiesa latinoamericana dopo il Concilio?I suoi gesti e le sue parole si inseriscono nella tradizione iniziata dallo stesso Cristo e continuata, soprattutto dai santi, nella storia della Chiesa. La Chiesa e la teologia latinoamericana l’hanno poi esplicitata come «opzione preferenziale e solidale per e con i poveri». Una formula ribadita da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e accentuata da papa Francesco in quanto essenza del Vangelo.
Quando gli ha parlato l’ultima volta?Dopo un mio intervento sulla Costituzione
Gaudium et Spes, per i 50 anni del Concilio, di fronte a un’Assemblea della Conferenza episcopale argentina. Si è trattato di un saluto e di un dialogo cordiale. A breve lo vedrò a Santa Marta: gli domanderò come posso, attraverso il mio lavoro in
Civiltà Cattolica, servire il Papa e la Chiesa.
Se le chiedessi di descrivere in tre parole il primo anno di Francesco, quali sceglierebbe?È difficile condensare tanta ricchezza in brevi formule. Ci provo… Tra le tante direi: «rivoluzione della tenerezza e della misericordia», «allegria del Vangelo» e «speranza di una nuova evangelizzazione».