Il primo ottobre ricorrerà il decimo anniversario della proclamazione di santa Brigida a compatrona d’Europa. Brigida visse una dimensione di ricerca facendosi pellegrina presso i santi della cristianità, come a volerli incontrare e renderli suoi contemporanei. Gerusalemme, Roma, Compostela, Assisi non sono che alcune delle tappe del suo incessante cammino. Tra le componenti dell’Ordine da lei fondato nel XIV secolo, il cui carisma originario è stato rianimato dalla beata Maria Elisabetta Hesselblad, scomparsa nel 1957, è oggi forte il desiderio di approfondirne le radici spirituali. Le Brigidine sono note per la loro apertura ecumenica, per l’offerta di luoghi di spiritualità e preghiera, centrati sulla contemplazione eucaristica e lo studio delle Scritture, fedeli alla fondatrice che aveva insegnato a pregare con il Rosario brigidino, le orazioni penitenziali basate sulla memoria della passione di Gesù. Brigida è una «santa europea» e una donna di pace, espressione alta della «speranza di costruire un mondo più giusto e più degno dell’uomo», per citare Giovanni Paolo II. Ella intuì come la pace e l’unità dell’Europa fossero strettamente legate alla pace e all’unità nella Chiesa e se ne assunse personalmente la responsabilità. Fu lei a chiedere a re Magnus di realizzare alcune missioni internazionali, presso i re di Francia e d’Inghilterra, e ad Avignone, da papa Clemente, perché si facesse mediatore di pace e potesse fare ritorno a Roma. Non avendo ottenuto soddisfazione, andò a Roma spinta dal desiderio di impedire la dissoluzione dell’unità ecclesiale. I biografi raccontano che fu il Signore stesso ad affidarle tale missione in una visione ricevuta nel 1344. Giunta a Roma nel 1349, la Vergine Maria le rivelò che «anticamente in questa città dimorava la giustizia e i suoi principi erano i principi della pace. Adesso essa si è data al peccato ed i suoi principi sono assassini». In quel momento difficile, una straniera, donna del Nord Europa, era chiamata alla profezia a Roma. Ma i romani la accusarono di eresia e strego- neria, e minacciarono di metterla al rogo, mentre il sogno del ritorno del Papa si allontanava. Emerse allora un aspetto della sua spiritualità: il non aver paura di andare controcorrente, senza rassegnarsi quando l’entusiasmo si affievolisce. Il primo Papa che Brigida riuscì a incontrare fu Urbano V. Il 30 aprile 1367 questi lasciò Avignone e fece il suo ingresso a Roma. Dove, un anno e mezzo dopo, l’imperatore Carlo fu solennemente incoronato. Anche il potere imperiale ritornava a sottomettersi a Roma e il sogno di unità di Brigida sembrava sul punto di realizzarsi. Ma dopo alcuni anni il Papa decise di trasferirsi nuovamente ad Avignone, nonostante le raccomandazioni di Brigida. Il Signore la invitò allora a partire ancora, proprio lei, ormai stanca e affaticata: «Parti ora da Roma e va’ a Gerusalemme!». Una donna quasi settantenne poteva gettarsi in una simile impresa solo affidandosi totalmente al sostegno di Dio. Nella Città santa rimase oltre quattro mesi, ricevendo alcune delle visioni più profonde del Venerdì santo. Per poi, nel suo ultimo anno di vita, a Roma, tornare a impegnarsi nella missione di far tornare il Papa e di riformare la Chiesa. La storia di questa donna del Nord si ripropone oggi come un paradigma di vita cristiana. In un tempo in cui era naturale vivere e morire tra gli orizzonti in cui si era nati, volle uscire dal suo mondo. Il suo cammino fu benedetto dal dono delle visioni, sempre più frequenti, che la guidavano nel vasto mondo della Chiesa e dei popoli. Avvenne con lei, una volta di più nella storia della Chiesa, quell’incontro tutto particolare tra il ministero di Pietro e il carisma profetico di un santo. In passato, Innocenzo III aveva intuito che il poverello d’Assisi avrebbe sorretto la Chiesa di Roma prossima a crollare. Brigida, con il suo carisma, senza sostituirsi all’autorità gerarchica, affermò il legame inscindibile tra il Papa e Roma. La sua vicenda mostra la bellezza e il bisogno di una Chiesa unita e apostolica, seppure provata dai tempi e dalle debolezze umane, in cui vi sia posto per i molteplici ministeri e carismi. Dieci anni dopo, risuonano nella loro saggezza le parole di Giovanni Paolo II nel fare di Brigida una delle «tre sante per la casa comune »: «Santa Brigida rinvia all’estremo Nord dell’Europa, dove il Continente quasi si raccoglie in unità con le altre parti del mondo».
La storia Eucaristia, accoglienza e carità ecumenicaSemplicità evangelica, centralità dell’adorazione eucaristica, «grande delicatezza» verso gli ospiti e spiccata sensibilità ecumenica. Sta tutta in una «felice sintesi tra vita attiva e contemplativa» (come la definiscono le stesse suore Brigidine) la spiritualità dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida. Rianimato dalla beata Maria Elisabetta Hesselblad, luterana svedese, convertitasi alla fede cattolica e considerata l’artefice della rinascita dell’identità dell’antico Ordine attraverso la Fondazione che iniziò l’ 8 settembre 1911 e venne approvata dalla Santa Sede il 2 dicembre 1940, la famiglia religiosa coniuga l’interiorizzazione alla Parola, l’esercizio dell’apostolato e la formazione. Oggi l’istituto è presente in Europa, Medio Oriente, Asia e America. Fra i Paesi in cui si trovano i conventi brigidini ci sono l’Inghilterra, la Svezia, la Polonia, la Germania, l’India, la Palestina, Israele, le Filippine, gli Stati Uniti, il Messico e Cuba. La casa madre si trova in piazza Farnese a Roma ed è l’antica e medioevale abitazione di santa Brigida nella capitale italiana. Cuore dell’attività e della formazione delle suore, è stata riscattata dalla beata Elisabetta Hesselblad e un primo gruppo di suore ha seguito l’intuizione di colei che il cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta, segretario di Stato vaticano dal 1903 al 1914, aveva indicato come « la donna più straordinaria di Roma» . Da segnalare che nelle case dell’ordine le suore hanno fatto dell’ospitalità uno dei loro perni. Le religiose le chiamano «ostelli di carità ecumenica e di accoglienza» perché la dimensione spirituale va a braccetto con quella culturale. Riferimento per il dialogo fra le confessioni che la famiglia religiosa porta avanti è il Centro internazionale di Farfa in Sabina, in provincia di Rieti, che ospita incontri a vari livelli fra cattolici e protestanti (in particolare luterani) e rappresenta «un contesto favorevole allo scambio fra il Sud Europa e il Nord Europa» . L’intento del Centro è di risvegliare nel continente la consapevolezza del comune patrimonio spirituale, teologico, filosofico e culturale e di incoraggiare una maggiore conoscenza fra le fedi.
(G. Gambassi)