venerdì 11 aprile 2014
Settimane sociali: le parole del Papa ricordate nel documento conclusivo.
Miglio: la famiglia è un unicum
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“Le Settimane Sociali dei cattolici italiani, nei diversi periodi storici, sono state provvidenziali e preziose, e lo sono ancora oggi”: queste parole di Papa Francesco, rivolte nel settembre scorso ai partecipanti alla Settimana Sociale di Torino sul tema della famiglia, sono ricordate nel documento La famiglia fa la differenza. Per il futuro, per la città, per la politica, presentato oggi a Roma da parte del Comitato scientifico-organizzatore. Il documento conclusivo traccia una sintesi dei tre giorni di lavoro nel capoluogo piemontese, dove un migliaio di esponenti del laicato cattolico italiano ha riflettuto sulla famiglia, sul suo ruolo e peso nella società e nelle Chiesa. Lo stesso Papa Francesco nel suo messaggio ai partecipanti aveva sottolineato i problemi di oggi: “Non possiamo ignorare la sofferenza di tante famiglie, dovuta alla mancanza di lavoro, al problema della casa, all’impossibilità pratica di attuare liberamente le proprie scelte educative; la sofferenza dovuta anche ai conflitti interni alle famiglie stesse, ai fallimenti dell’esperienza coniugale e familiare, alla violenza che purtroppo si annida e fa danni anche all’interno delle nostre case”.
 
 
 
Dopo aver approfondito i fondamenti della visione cattolica sulla famiglia, il documento conclusivo delle Settimane Sociali prende in considerazione alcuni aspetti legati all’attualità politica e culturale. Così parla delle “priorità” che “l’agenda della politica” del Paese dovrebbe assumere riguardo alle famiglie, che rappresentano il tessuto portante della società. Il testo afferma: “Non abbiamo paura di chi pone il problema della identità e del ruolo pubblico della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Né abbiamo paura che il problema sia posto. Abbiamo paura di chi vuole imporre una soluzione evitando che la questione sia pubblicamente discussa e che le alternative in gioco e le loro principali implicazioni appaiano per quello che sono. E abbiamo paura di chi minimizza la scala dei problemi che coinvolgono la famiglia e anche di chi strumentalizza le questioni familiari riducendole a bandiera ideologica”. L’appello alla politica è perché “riconosca” la famiglia come uno dei soggetti principali “titolari di diritti che precedono lo Stato e che diversamente, ma in misura non minore, concorrono al bene comune”. Da questo il convincimento che “quando la politica opera per modificare la città in qualcosa che va stretto alla famiglia è fatale che la famiglia divenga anche e immediatamente questione politica, con ricadute economiche di non poco conto”.
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