venerdì 4 dicembre 2015
Misericordia e giustizia. Ecco i due fili conduttori del discorso alla città, che l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha pronunciato questo pomeriggio nella Basilica di Sant’Ambrogio. (Enrico Lenzi)
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Misericordia e giustizia. Ecco i due fili conduttori del discorso alla città, che l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha pronunciato questo pomeriggio nella Basilica di Sant’Ambrogio, proprio in occasione della memoria liturgica del santo patrono. In realtà il discorso viene pronunciato ai Vespri del 6 dicembre, vigilia appunto della festa patronale, ma quest’anno la data cade in domenica e nel rito ambrosiano prevale sempre la festività domenicale rispetto a qualsiasi altra solennità liturgica. Ad esempio nel calendario ambrosiano quest’anno la Solennità di Tutti i Santi era fissata al 31 ottobre e non al primo novembre, che cadeva appunto di domenica.

UN DISCORSO ANTICIPATO L’anticipo del discorso, però non ha tolto nulla all’importanza di questo appuntamento in cui il pastore della Chiesa ambrosiana si rivolge non solo ai fedeli, ma anche alla autorità civili e militari dell’intera arcidiocesi. Una occasione di riflessione su temi che sono attuali e che coinvolgono la vita di tutti i giorni. Un discorso per richiamare fedeli e cittadini anche a compiere azioni e a impegnarsi perchè questi temi possano trovare anche una soluzione.

I TEMI PROPOSTI Quelli proposti quest’anno dall’arcivescovo Scola sono legati all’imminente apertura dell’Anno Santo straordinario della misericordia, che partirà l’8 dicembre prossimo. E proprio misericordia e giustizia sono le due coordinate del discorso del cardinale, perché «sono due dimensioni di un’unica realtà». Un binomio che a volte appare inconciliabile, come, ad esempio, davanti «a delitti efferati, come i terribili atti di terrorismo cui stiamo assistendo, in cui sembra non esserci alcuna possibilità di riparare». Eppure misericordia e giustizia possono procedere insieme, proprio come dimostra Dio che lascia libero l’uomo di scegliere, ne giudica le azioni con la giuste valutazione, sapendo agire con la grazia e la misericordia, senza con questo cancellare la colpa. «La giustizia di Dio è Dio che agisce per grazia, che si dimostra misericordioso nella Croce del Signore che salva attraverso la potenza del suo amore». E proprio alla luce di questa riflessione, il cardinale accende una luce sul tema della situazione delle carceri e la questione degli immigrati.

LA SITUAZIONE CARCERARIA Espressa la soddisfazione per una normativa, tesa «rendere ancora più residuale la pensa da scontare in carcere», il cardinale richiama tutta la società a rendere queste pene alternative davvero possibili. «Queste pratiche domandano di riorganizzare gli spazi e le attività negli istituti penitenziari» e anche al suo esterno. «La Chiesa ambrosiana da qualche decennio è impegnata direttamente attraverso l’operato dei cappellani, dei numerosi volontari, dei centri diocesani di accoglienza, della Caritas e di altri soggetti che operano in questo delicato ambito».

LA QUESTIONE IMMIGRAZIONE Non meno delicato il secondo aspetto proposto dall’arcivescovo nel suo discorso alla città: la questione dell’immigrazione. «Anche questa situazione chiama in causa, per molti aspetti, l’ordinamento legale» ricorda il cardinale, riconoscendo che « si riaffaccia anche in questo caso il conflitto tra misericordia e giustizia». Resta, però, avverte Scola, da «focalizzare le motivazioni, che spingono queste persone a inaccettabili condizioni di viaggio»: difesa della vita, della libertà, la determinazione a lasciarsi alle spalle fame e miseria. E la legittima paura del terrorismo non può e non deve bloccare «un processo di integrazione» che deve essere condotto da una società con un’identità chiara e valori condivisi.

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