Il Papa in preghiera davanti alla tomba di san Domenico a Bologna il primo ottobre 2017 - Vatican News
San Domenico fu «un autentico predicatore di Grazia» e la sua «grande vocazione era quella di predicare il Vangelo dell’amore misericordioso di Dio in tutta la sua verità salvifica e potenza redentrice». È uno dei passaggi più salienti con cui papa Francesco ha voluto ricordare la figura del fondatore dell’Ordine dei predicatori san Domenico di Guzmán (1170-1221) a 800 anni dalla sua morte (1221-2021). Proprio lunedì in una data simbolica per la Famiglia domenicana – nel giorno in cui si faceva memoria della festa della traslazione del corpo di San Domenico a Bologna (era il 24 maggio 1233) – il Pontefice ha voluto indirizzare una Lettera all’attuale maestro dell’Ordine dei predicatori il filippino – primo asiatico nella storia dei domenicani – fra’ Gerard Francisco Timoner III. Sempre lunedì infatti fra ’Timoner ha presieduto nella Basilica patriarcale di Bologna dove è custodito il corpo del fondatore dell’Ordine la Messa per la festa della traslazione. La mente del Vescovo di Roma nella sua Lettera è tornata alla sua sosta di preghiera sotto l’arca di San Domenico, avvenuta a Bologna il 1 ottobre del 2017. «Ho pregato pregato in modo speciale per l’Ordine dei predicatori implorando per i suoi membri la grazia della perseveranza nella fedeltà al loro carisma fondazionale e alla splendida tradizione della quale sono eredi». E ancora: «Ho chiesto, come dono particolare, un considerevole aumento di vocazioni sacerdotali e religiose». A Bologna sotto il monumento sepolcrale Francesco nel 2017 cosegnò una bellissima preghiera autografa.
Nella missiva il Pontefice ha affidato un preciso mandato ai domenicani (circa 5mila religiosi sparsi in 80 paesi), ma, al contempo, a tutti i cristiani: «Rafforzare i vincoli di amicizia sociale, superare le strutture economiche e politiche ingiuste e lavorare per lo sviluppo integrale di ogni individuo e popolo». È, questa, per il Papa, una sfida per la Chiesa di oggi, interpellata dal «messaggio evangelico della nostra inalienabile dignità umana come figli di Dio e membri dell’unica famiglia umana».
La Lettera di papa Bergoglio firmata dalla sede della sua Cattedra come Vescovo di Roma San Giovanni in Laterano– (nella cui Basilica lo stesso papa gesuita, nel gennaio del 2017, volle presiedere la Messa per le celebrazioni per gli 800 anni dalla approvazione pontificia dell'Ordine dei predicatori) – è sorta e pensata per celebrare il Giubileo dedicato alla nascita al cielo del fondatore. L’Anno speciale reca infatti un titolo significativo “A tavola con san Domenico” (si è aperto nel gennaio scorso e si concluderà per l’Epifania del 2022). Celebrazioni giubilari che papa Bergoglio affida, non a caso, all’intercessione di «Nostra Signora del Rosario e del vostro patriarca san Domenico». Un modello evangelico quello del frate spagnolo – a giudizio di papa Francesco – che si muove proprio lungo l’ispirazione della sua Esortazione apostolica del 2018 Gaudete et exsultate dove «ogni santo è una missione».«Come san Francesco d’Assisi – scrive – Domenico comprese che la proclamazione del Vangelo, verbis et exemplo , implicava la crescita dell’intera comunità ecclesiale nell’unità fraterna e nel discepolato missionario». Significative sono le figure «figlie del carisma di Domenico» citate nel testo dal Pontefice: da Giordano di Sassonia a Bartolomeo de Las Casas al Beato Angelico; nel documento non dimentica anche le grandi mistiche suscitate dal «carisma del patriarca Domenico» come Rosa da Lima, Caterina da Siena e Margherita da Castello da poco canonizzata. Bergoglio ricorda anche tutti i rami della “grande famiglia domenicana”: dalle contemplative, agli istituti secolari (basti pensare ai terziari) ai movimenti giovanili. Il Pontefice traccia così nella sua Lettera l’identikt ideale del «carisma domenicano della predicazione». E non tralascia di rievocare i punti di forza di questo Ordine mendicante nato in parallelo con i francescani: «l’apostolato intellettuale», la «formazione teologica basata sulla Sacra Scrittura» e l’aver stimolato nel solco di san Tommaso d’Aquino «l’incontro tra fede e ragione». E di qui l’invito proprio in forza di questo carisma: quello di «raggiungere ogni “periferia” del nostro mondo con la luce del Vangelo».