venerdì 5 giugno 2020
Una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) autorizza le celebrazioni eucaristiche con la partecipazione dei detenuti a partire dallo scorso 1° giugno
Immagine di repertorio di una Messa nel carcere di San Vittore a Milano prima della pandemia

Immagine di repertorio di una Messa nel carcere di San Vittore a Milano prima della pandemia - Fotogramma d'archivio

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Tornano le Messe anche in carcere. Lo prevede una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) che autorizza le celebrazioni eucaristiche con la partecipazione dei detenuti a partire dallo scorso 1° giugno. Una ripresa fortemente auspicata dai cappellani delle carceri, che si sono fatti interpreti delle richieste dei detenuti. Sono previste restrizioni e “particolari cautele”, soprattutto per le distanze tra le persone. Più severe di quelle fuori dal carcere. Una severità molto netta per le celebrazioni, in istituti dove peraltro nelle celle a causa del sovraffollamento le distanze di sicurezza non possono certo essere rispettate. Il documento cita il protocollo tra presidente del Consiglio e Conferenza episcopale italiana, sottolineando che le misure previste dovranno essere applicate «con le ulteriori accortezze che la specificità degli istituti penitenziari prevede». Il Dap, nella circolare inviata ai Provveditori regionali, sottolinea come «la ripresa del-l’attività religiosa esige particolari cautele». In particolare bisognerà «valutare l’idoneità degli spazi a disposizione per le celebrazioni, stabilendo - sulla base delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali - il numero di persone che potranno assistervi».

Ricordiamo che tranne pochi casi, le cappelle in carcere sono generalmente molto piccole. Proprio per questo la circolare invita le direzioni delle carceri a valutare «in accordo con l’autorità sanitaria, l’opportunità di consentire lo svolgimento delle celebrazioni in spazi aperti adeguatamente predisposti». Comunque, avverte il Dap, «dovranno essere evitati contatti interpersonali, assicurando una distanza minima di almeno due metri». Durante le Messe dovranno essere indossate le mascherine, mentre «l’accesso dei detenuti dovrà avvenire in modo scaglionato, evitando assembramenti e contatti con porte e maniglie». E ancora «sarà evitato l’utilizzo di sussidi per i canti o di altro tipo», mentre «si ometterà lo scambio del segno della pace».

Prima dell’ingresso nel luogo della celebrazione «i cappellani saranno invitati ad un controllo delle generali condizioni di salute». Potranno inoltre «accedere in aiuto ai cappellani, in numero minimo indispensabile» anche diaconi e suore ma solo dopo aver sottoscritto una dichiarazione sullo stato di salute e sui contatti a rischio. La circolare è giunta anche a tutti i cappellani, assieme a un messaggio dell’Ispettore generale, don Raffaele Grimaldi. «Vi scrivo ancora una volta per incoraggiare il vostro servizio pastorale, per dirvi ancora grazie per non aver abbandonato il gregge a voi affidato; so che continuamente tutti voi non avete fatto mancare la vostra presenza nell’istituto, anche se il vostro ministero lo avete vissuto lontano dai detenuti». Si assicura la massima attenzione, in contatto col Dap, «per cercare di rendere meno complicata e più serena e agevole la vostra missione accanto ai detenuti». Don Raffaele riconosce le difficoltà denunciate da alcuni cappellani ma chiede di «avviare un dialogo costruttivo con le vostre Direzioni e con l’area sicurezza». Aggiungendo che questo però, «non significa non far sentire la nostra voce e stare inermi davanti ad ingiustizie e chiusure ». E comunque, conclude, «il nostro ministero non è solo rinchiuso nella Messa, ma è fatto anche di dialoghi personali con i ristretti, con le loro famiglie, gli operatori del carcere e con il grande popolo della polizia penitenziaria che ha bisogno di vicinanza e di incoraggiamento. Siamo uomini della consolazione che asciugano le lacrime di cuori smarriti».

Tutto questo don Raffaele ha spiegato al nuovo direttore del Dap, Dino Petralia, in un recentissimo incontro. Con la richiesta di autorizzare al più presto l’ingresso in carcere anche dei volontari, magari cominciando dal 23 giugno, giornata che ricorda san Giuseppe Cafasso, patrono dei cappellani.

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