Il carcere di San Vittore a Milano, il più affollato d'Italia - IMAGOECONOMICA
Dietro le sbarre si muore ancora. Sono 81 i suicidi di persone detenute dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane. E 131 sono quelle decedute per altre cause: 212 vittime in tutto, un numero mai così alto dal 1992, e l’anno deve ancora finire. Nel tragico conto vanno aggiunti, inoltre, i 7 agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita negli ultimi dieci mesi. Un altro segno che al disagio e alla disperazione di chi vive “dentro” non è stata ancora data una risposta concreta.
L’ultima vita perduta è quella di Ben Mahmud Moussa, un tunisino di 28 anni che si è impiccato nella sua cella della Casa circondariale Marassi di Genova. Gli addetti alla sorveglianza hanno cercato di salvarlo ma è spirato in ospedale poche ore dopo. Fuori aveva un lavoro, faceva il pizzaiolo, ed era in cura per disturbi mentali. Arrestato in stato confusionale, all’udienza preliminare il suo legale aveva chiesto una perizia psichiatrica, che non è stata mai eseguita. E anche Ivan Domenico Lauria, 29 anni di Messina, recluso nell’istituto penale “Caridi” di Catanzaro (dove i tentati suicidi rilevati sono stati finora 84) ha cessato di vivere, per cause da accertare (il referto medico parla di arresto cardiocircolatorio) e aveva bisogno di essere seguito più da vicino a causa di patologie di carattere psichiatrico legate perlopiù alla tossicodipendenza e a una invalidità riconosciuta al 75%. “Sul corpo del ragazzo sono stati rilevati evidenti ematomi e ferite da taglio sanguinanti – afferma il difensore del giovane, avvocato Pietro Ruggeri – e la famiglia vuole vederci chiaro: abbiamo già presentato una denuncia e nominato un consulente per l’esame autoptico”.
“Sono oltre 15mila i ristretti oltre i posti disponibili e più di 18mila le unità mancanti alla Polizia penitenziaria. Qualsiasi azienda o organizzazione complessa sarebbe già fallita da tempo - commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa-Polizia penitenziaria -. Ma è chiaro, almeno a noi, che di questo passo anche il sistema penitenziario sprofonderà sempre più. Servono misure immediate per deflazionare la densità detentiva, adeguare concretamente gli organici della Polizia penitenziaria e riorganizzare, riformandolo, l’intero apparato”.
Tornando ai suicidi, risulta che la maggior parte riguarda detenuti tra i 26 e i 39 anni, come sottolinea la relazione diffusa ieri dall’ufficio del Garante nazionale delle persone private della libertà personale. E circa i due terzi dei reclusi che si sono tolti la vita erano accusati o erano stati condannati per reati contro la persona. L’istituto dove è avvenuto il maggior numero di suicidi è quello di Prato (4). Sconcertante è anche il numero delle aggressioni registrato dal 1° gennaio 2024 a oggi: sono state 5.094, ovvero 392 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Di queste, quasi 2.000 sono state quelle contro agenti di polizia penitenziaria, anch’esse in sensibile aumento. Sei le rivolte dietro le sbarre (erano state 2) e 1.842 i tentati suicidi (126 in più).
Va ricordato, infine, il tasso di affollamento delle strutture carcerarie, con punte che superano il 200% a Milano San Vittore e nella Casa circondariale di Foggia. A livello nazionale il sovraffollamento medio è del 133,25%: alla data del 18 novembre i detenuti presenti nei 189 penitenziari italiani erano 62.323 (il 31,91% stranieri) rispetto a una capienza regolamentare di 51.162 posti. Sono circa 10.000 i ristretti in attesa di primo giudizio e 9.367 quelli in Alta Sicurezza. Il costo medio di ogni singolo detenuto è di 157 euro al giorno.