Una responsabilità che richiama anche Edo Patriarca (Pd): «Sperimentiamo il divario tra le cose di cui siamo tutti molto convinti, perché indubbiamente costituiscono il bene del Paese e non solo valori cattolici, ma poi non riusciamo a convertirle in decisioni concrete, e mi riferisco a noi politici ma anche alla realtà sociale, che è molto penetrata da concetti abnormi come la scissione tra sesso e genere o il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Mi trovo a doverne discutere persino con amici credenti». Un divario molto sentito, se anche Gianluigi Gigli (Scelta Civica) sostiene che il coraggio di dire la loro, anche a costo di andare contro corrente, molti politici non l’hanno: «Occorre che tutti i parlamentari cattolici, in qualunque schieramento militino, si confrontino attentamente con l’elevato messaggio che Papa Francesco e il cardinale Bagnasco ci hanno dato. Senza discipline di partito». La posta in gioco è troppo alta per anteporre lo scontro ideologico al bene comune: «Come dice Francesco, senza la cura per i giovani e gli anziani perdiamo la promessa e la memoria».
La famiglia, dunque, è un po’ il contenitore di tutti i grandi temi che caratterizzano i nostri giorni, la soluzione alle emergenze, il luogo delle sicurezze cui naturalmente ci rivolgiamo quando cerchiamo risposte. «È un tema oggi al centro di tutte le speranze di questo nostro mondo – riconosce Flavia Nardelli, deputata Pd e segretario della commissione Cultura alla Camera –. Dobbiamo spingere il più possibile per non snaturarla, ripensando allo sforzo dei padri costituenti, che pur provenendo da fronti opposti trovarono questo compromesso straordinario che è la famiglia vista come la base irrinunciabile dei valori di ogni società». Ma proprio nel ruolo che, almeno in teoria, tutti attribuiscono alla famiglia vede un pericolo Mariapia Garavaglia (Pd): «Facciamo attenzione, spesso oggi riconoscerle tutta la forza e le energie positive che ha diventa un alibi per farle fare tutto da sola: tanto regge bene le sfide della solidarietà, dell’assistenza agli anziani, del mantenimento dei giovani disoccupati... Ma tutto questo pesa interamente sul nucleo familiare, e in particolare sulle donne. Occorrono invece misure concrete per ridarle ossigeno».
Proprio quelle che ha raccontato, fatti alla mano, il presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota: «la famiglia è un’istituzione, non un fatto privato, diventa fondamentale nei momenti di crisi, è un ammortizzatore sociale, un ponte verso il futuro. Allora bisogna che lo Stato urgentemente attivi il Piano nazionale per la famiglia del 2012, con misure a sostegno del congedo parentale e il quoziente familiare. Pur nelle difficoltà, ho attivato tre realtà: la presenza delle associazioni provita negli ospedali e nei consultori secondo la legge 194, l’introduzione del quoziente familiare nelle quote di addizionale Irpef e la parità scolastica, che significa libertà di scelta educativa per le famiglie grazie al buono scuola».
Se dunque, come ha ricordato Bagnasco, oggi l’uomo si è accorto che il grande sogno del farsi da sé non ha tenuto, se il suolo umano si è inaridito ed è diventato sabbia, ritrovare serenamente i propri riferimenti valoriali attraverso il dialogo non solo tra credenti ma con tutte le persone di buona volontà è l’impegno della Settimana sociale, «nella mia Torino – ha sottolineato il sindaco Piero Fassino (Pd) –, la città in cui importanti istituzioni di solidarismo cattolico nate dall’impegno dei santi sociali come il beato Cottolengo, don Orione o san Giovanni Bosco insieme al pensiero laico di Gobetti, Gramsci, Bobbio e Foa hanno offerto al Paese un modello di democrazia e ricchezza culturale ineguagliabile».