Una Messa con le misure anti-Covid - Avvenire
Sarà ancora una Quaresima segnata dalla pandemia. Dopo che lo scorso anno il dilagare del coronavirus aveva coinciso con gran parte del tempo forte che prepara alla Pasqua, anche nel 2021 i quaranta giorni che accompagnano alla solennità della Risurrezione vengono toccati dall’emergenza sanitaria. E per certi versi “alterati”. Il dramma di Covid-19 «ha portato molti cambiamenti anche al consueto modo di celebrare la liturgia», sottolinea la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti in una nota, a firma del prefetto, il cardinale Robert Sarah, e del segretario, l’arcivescovo Arthur Roche, inviata ai vescovi e alle Conferenze episcopali di tutto il mondo in cui si indicano le disposizioni da osservare nel celebrare i riti di questo momento centrale dell’anno liturgico.
E' ciò che accade anche in questo Mercoledì delle Ceneri che oggi 17 febbraio apre la Quaresima. Il rito viene modificato per adeguarlo alle misure anti-Covid e farne un atto “sicuro”. Secondo le indicazioni della Congregazione , il sacerdote imporrà le ceneri sul capo dei fedeli ma senza pronunciare le formule previste nel Messale Romano: “Convertitevi e credete al Vangelo” oppure “Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai”. Le parole verranno dette una volta per tutti dall’altare dopo che il celebrante avrà benedetto le ceneri. Poi, una volta igienizzate le mani e indossata la mascherina, farà cadere le ceneri sulla testa di «quanti si avvicineranno a lui o, se opportuno, egli stesso si avvicinerà a quanti stanno in piedi al loro posto».
«Il momento attuale di grande difficoltà in cui molte persone stanno vivendo situazioni di dura prova non impedisce, anzi, diventa un’ulteriore occasione per vivere più in profondità la Quaresima quale momento di conversione», spiega il monaco benedettino olivetano padre Roberto Nardin, docente di sacramentaria alla Pontificia Università Lateranense di Roma e di storia della teologia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Secondo il religioso, questo tempo liturgico in cui il virus resta predominante può aiutare a «focalizzare quali siano i valori fondamentali e fondanti della vita, smussando dagli accessori e dalle sovrastrutture che ci siamo costruiti e che spesso impediscono al nostro cuore di guardare la realtà come dono: possibilità di comunione con Dio e con i fratelli e le sorelle». Quindi aggiunge: «È anche un tempo di grazia in cui poter dare maggior spazio al Signore approfondendo la fede, soprattutto attingendo direttamente alla Parola di Dio e, ancora più importante, vivendo la fede come servizio nella carità nelle molteplici e concrete situazioni di sofferenza con cui ci troviamo a contatto proprio a causa della pandemia».
Dai vescovi l'invito ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione - Avvenire
Le cinque settimane di “penitenza” saranno scandite nelle parrocchie italiane dal nuovo Messale Romano che per la prima volta guiderà le celebrazioni di questo periodo e che diventerà obbligatorio nella Penisola con il giorno di Pasqua, benché la maggioranza delle diocesi lo utilizzi già dall’Avvento. E il Covid inciderà sulle possibilità di vivere la Quaresima che nella crisi sanitaria può essere considerata quasi un «vaccino» per l’anima contro il «virus» del peccato, dell’egoismo, dell’indifferenza, evidenziano alcuni vescovi. Nonostante la paura dei contagi limiti le presenze ecclesiali, i presuli inviano a tornare ad avvicinarsi “dal vivo” all’Eucaristia (e non più soltanto seguendola attraverso uno schermo tv o del computer) e ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione. Restano comunque per lo più via web le proposte di riflessione e meditazione in agenda nelle prossime settimane: sia quelle promosse dalle diocesi, sia quelle parrocchiali. La Congregazione per il culto divino afferma che «l’uso dei social media ha molto aiutato i pastori a offrire sostegno e vicinanza alle loro comunità durante la pandemia». E incoraggia anche «la preparazione di adatti sussidi per la preghiera in famiglia e personale, valorizzando anche alcune parti della Liturgia delle Ore».
Il digiuno, l’elemosina e la preghiera sono i segni, o meglio le pratiche, che marcano la Quaresima. «Si tratta anche del momento in cui nella Chiesa antica i catecumeni si preparavano più intensamente a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, ossia Battesimo, Confermazione ed Eucaristia, durante la Veglia pasquale – sottolinea padre Nardin –. La conversione a cui la Quaresima ci invita non è, quindi, riducibile a semplice ascesi e a opere penitenziali, pur importanti e non eludibili, ma dovrà avere uno sguardo battesimale, ossia che guarda alla Pasqua, come il Concilio ci ricorda. In quest’ottica la penitenza sarà in primo luogo l’abbandono del peccato che ci è perdonato perché immersi (“battezzare” in greco significa “immergere”) nel mistero pasquale per poter camminare a vita nuova». Da qui la necessità di unire celebrazione e vita. «Questo significa che la Quaresima sarà veramente tale se non si limiterà alla dimensione rituale, fosse anche quella liturgica, ma dovrà essere un tempo in cui approfondire la propria fede e nel quale vivere più intensamente la carità. La fede celebrata dovrà essere anche fede creduta (non solo pensata) e vissuta (non solo annunciata)».