Il sole al tramonto disegna sulla superficie increspata del porto antico una raggiera di scaglie dorate. Dorate proprio come i raggi dell'ostensorio con il Santissimo Sacramento sull’altare sistemato a prua della motovedetta Charlie Papa 288. Tutti gli occhi sono puntati su quell'ostia consacrata. E sembra per un attimo che il vero ostensorio sia l'intero specchio d'acqua, cuore della vecchia Genova. Anzi tutto lo scalo portuale, gremito di fedeli. Mare e cielo, terra e persone. A formare un'immensa preziosissima corona intorno al Corpo di Cristo da adorare. "L'adorazione eucaristica - dice infatti il cardinale Angelo Bagnasco - ci consegna a uno "stare" alla presenza di Colui che ci vuol bene e ci conosce per nome. E questo basta a sentire che non siamo soli nelle tempeste, che siamo importanti per qualcuno, che siamo avvolti da un abbraccio d'amore". Le parole dell'arcivescovo di Genova e presidente della Cei introducono la grande adorazione nello scenario del porto antico, uno dei momenti più intensi del XXVI Congresso eucaristico nazionale, che si chiude domenica con la Messa conclusiva, preceduta dalla processione delle Confraternite italiane, in piazzale Kennedy alle 10.30 (diretta su RaiUno e Tv2000). A presiederla il cardinale Angelo Bagnasco.
Cardinali e vescovi, sacerdoti e delegati, famiglie (anche quelle del pellegrinaggio di Rinnovamento nello Spirito che dopo un primo momento a Brignole, convergono verso il porto), semplici fedeli, tanti lavoratori sono giunti da tutta Italia, dalle diocesi della Liguria, dai quartieri del capoluogo per unirsi in preghiera. Per fare esperienza di una Presenza. Che in tal modo esce dai tabernacoli e va incontro alla città dell'uomo. Quell'Eucaristia che giunge dal mare, l'elemento dal quale Genova ha sempre tratto la sua vita e la sua potenza. Quel suo giungere su una motovedetta della Guardia Costiera che nei mesi scorsi ha partecipato alle operazioni di soccorso in favore dei migranti, proprio per sottolineare l'intimo legame tra la comunione sacramentale e l'aiuto ai poveri (a bordo c'erano tra gli altri il vescovo di Chiavari, Alberto Tanasini, e l'ammiraglio Giovanni Pettorino). E infine quell'approdo in un luogo di lavoro come il porto, principale fonte di sostentamento per tante famiglie genovesi e ora anche di tante preoccupazioni, a causa della crisi. Tutto nel corso della celebrazione diviene manifestazione della Chiesa in uscita tanto cara a papa Francesco. Lo sottolinea anche Bagnasco: "L'adorazione è distillare l'eterno nel quotidiano, è riconoscere con gioia - fino alle lacrime - il primato di Dio e, quindi, la verità di ciò che siamo, piccole creature, ma creature amate. Adorare - aggiunge il porporato - è recuperare la misura delle cose, quell'essenziale che conta davvero nel cammino della vita. Adorare è lasciarci guardare da Lui, che conforta e incoraggia, illumina e sostiene; Lui, che resta con noi sempre e che ci è così prossimo da farsi trovare a portata di cuore". "Entra nella nostra casa, Ostia Santa - conclude il cardinale - unica nostra speranza. Tu, stella luminosa del mattino, lascia che il nostro sguardo incontri il tuo: a te guardiamo come il naufrago guarda la lanterna che rischiara la notte e vede finalmente il porto verso il quale dirigere il suo andare". E il porto in effetti è là, ad accogliere il Santissimo. Preghiere, intensi silenzi, i canti e la musica dell’Orchestra e Coro del Teatro “Carlo Felice”, diretti da monsignor Marco Frisina. Gli onori militari quando la motovedetta attracca alla banchina e il Corpo di Cristo, trasferito dall’ostensorio in una preziosa urna argentea, sbarca sulla terraferma. Infine la processione verso la Cattedrale di San Lorenzo. E sono significativamente i lavoratori a portare a spalle l’urna con il Santissimo Sacramento. Volti di camalli del porto, di operai della Fincantieri, della Piaggio e della Erikson. Nei loro occhi, nonostante il momento non facile, si può la speranza, quell’affidarsi all’Ostia Santa di cui ha parlato poco prima Bagnasco, che alla fine dirà: "Genova vi ringrazia. Questi giorni non sono un programma da svolgere, ma un incontro con Gesù, un incoraggiamento per il cammino delle nostre comunità". Così, quando il lungo corteo ritrova l’abbraccio della porta giubilare del Duomo per la benedizione eucaristica conclusiva, è come se un altro porto accogliesse i delegati. Il porto sicuro dell’amore totale di Cristo.