Una luce nella notte. E subito dopo un grido di gioia. Il canto dell’Exultet, che annuncia la Risurrezione di Cristo. Nella Basilica Vaticana, come in tutte le chiese del mondo, luce e canto hanno annunciato ieri sera che «la vita è più forte della morte, il bene è più forte del male, l’amore è più forte dell’odio, la verità è più forte della menzogna». E le parole di Benedetto XVI nell’omelia hanno accompagnato, spiegandola nei suoi profondi significati, la madre di tutte le Veglie. «Pasqua – ha detto il Papa – è la festa della nuova creazione». Ma proprio per questo «la Chiesa comincia in tale giorno la liturgia con l’antica creazione, affinché impariamo a capire bene quella nuova». Ricchissimo è infatti l’insieme dei riti che compongono la Veglia pasquale. Si è cominciato, come vuole la tradizione, con la benedizione del fuoco, cui è seguita la processione in Basilica con il cero pasquale, la celebrazione della Liturgia della Parola e di quella battesimale. Sono stati otto ieri sera, i catecumeni, di quattro continenti, che hanno ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Eucaristia). E infine la Veglia è terminata con la liturgia eucaristica e i riti conclusivi. Papa Ratzinger, nella sua omelia, ha come preso per mano i fedeli, conducendoli a comprendere meglio i diversi momenti. La luce innanzitutto. Quella luce che poco prima, con un effetto altamente suggestivo, si era diffusa in Basilica di candela in candela, risalendo dal fondo verso l’altare. La luce, ha spiegato il Pontefice, «rende possibile la vita. Rende possibile l’incontro. Rende possibile la comunicazione. Rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà, alla verità. La luce pertanto è anche espressione del bene che è e crea luminosità». Con la Risurrezione, dunque, «Dio ha detto nuovamente “Sia la luce!”». Così Gesù «ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della Risurrezione e vince ogni forma di buio». Benedetto XVI si è soffermato in maniera particolare su questo dualismo luce-buio. «Il buio su Dio e sui valori è la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale – ha sottolineato –. Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo». Ma come può la Risurrezione di Cristo entrare nella nostra vita e diventare una realtà in cui siamo coinvolti? La risposta di Benedetto XVI è stata chiarissima: «Mediante il Battesimo e la Professione di fede, il Signore ha costruito un ponte verso di noi». Cristo «prende per mano» ogni uomo, ha ricordato il Papa anche e soprattutto agli otto catecumeni provenienti da Italia, Albania, Slovacchia, Germania, Turkmenistan, Camerun e Stati Uniti d’America, che sono stati battezzati durante la Veglia pasquale. Infine il Pontefice ha invitato a guardare il cero che resterà acceso durante tutto il tempo di Pasqua. «Il cero vive in virtù del sacrificio», cioè «consumando se stesso». Così è il mistero di Cristo che si dona agli uomini e li illumina di luce che emana calore. Inoltre, poiché la cera è opera delle api, questo è anche un simbolo ecclesiale. «La nostra comunione – ha concluso il Papa – esiste affinché la luce di Cristo possa illuminare il mondo».