Papa Benedetto XVI è arrivato a Yaounde, capitale del Camerun., prima tappa del viaggio apostolico in Africa che da oggi al 23 marzo lo porterà anche in Angola. Ai piedi della scaletta dell'aereo, il Papa è stato accolto dal presidente della Repubblica del Camerun, Paul Biya e dalla consorte; subito dopo ha riceveuto il saluto dell'arcivescovo di Yaoundè e presidente della Conferenza episcopale del Camerun, Mons. Simon-Victor Tonyè Bakot e del cardinale Christian Wiyghan Tumi, arcivescovo emerito di Douala. Alla cerimonia erano presenti autorità politiche e civili, il corpo diplomatico, i vescovi del Camerun e un gruppo di fedeli con un coro.Il Papa sta ora pronunciando il suo primo discorso in terra africana.
Durante il volo il Pontefice aveva risposto ad alcune domande dei giornalisti. L'epidemia di Aids - che così duramente colpisce il Continente nero - "non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi", ha spiegato, né tanto meno con il denaro. Il Papa ha indicato come unica strada efficace quella di un rinnovamento spirituale e umano nella sessualità. "A dire la verità - ha poi osservato Ratzinger, interpellato sulla questione della revoca della scomunica dei lefebvriani e della sua lettera ai vescovi sull'argomento - devo ridere di fronte a questo mito della solitudine. In nessun modo - ha aggiunto - mi sento solo; ogni giorno vedo i miei collaboratori i capi discastero, i vescovi". Benedetto XVI ha ricordato che, proprio in questi giorni, sono venuti a trovarlo anche dei suoi compagni tedeschi. "Solitudine? Certo che no. Mi sento circondato da amici in una cerchia di stretti collaboratori".
Il viaggio. Quasi un miliardo di persone, 1800 lingue ed etnie, un'aspettativa di vita di 46 anni contro i 79 dei Paesi ricchi occidentali, oltre 400 milioni di persone che vivono sotto la soglia della povertà. Primati di guerre, malattie, corruzione. Ma anche di futuro: più della metà della popolazione è composta da bambini che non hanno ancora compiuto 17 anni. Sono le cifre dell'Africa, dove il Papa si recherà, per la prima volta nel suo pontificato, dal 17 al 23 marzo. Benedetto XVI è reduce da settimane intense: prima le polemiche dopo la sua revoca della scomunica ai lefebvriani, poi la lettera inviata a tutti i vescovi e seguita da un'attestazione di stiam da parte della Chiesa, che gli si è stretta attorno. Tutto ciò, per ora, sarà lasciato a Roma, per un viaggio che porterà Benedetto XVI nel cuore di un continente attraversato da guerre, epidemie, miserie, e tuttavia desideroso di riscatto e di un avvenire diverso.
Porterò in Africa la verità di Cristo. Il Papa farà tappa in Camerun e Angola. "Con questa visita - ha però affermato ieri il pontefice durante l'Angelus in piazza San Pietro - intendo idealmente abbracciare l'intero continente africano: le sue mille differenze e la sua profonda anima religiosa; le sue antiche culture e il suo faticoso cammino di sviluppo e riconciliazione; i suoi gravi problemi, le sue dolorose ferite e le sue potenziali speranze". Benedetto XVI ha aggiunto che non ha altro da offrire all'Africa se non la verità di Cristo, capace però di rinnovare il continente, "perché genera una irresistibile forza di pace e di riconciliazione profonda e radicale". "La Chiesa - ha ricordato - non persegue obiettivi economici, sociali e politici". "Giustizia, riconciliazione e pace", saranno le sue tre parole d'ordine. Le stesse degli episcopati cattolici africani impegnati a ricostruire le loro società dai saccheggi coloniali, da classi politiche locali corrotte e inadeguate, da epidemie che hanno mietuto milioni di vittime (solo per l'Aids sono 17 milioni i morti africani) e da guerre sanguinarie senza scopo e senza fine. Solo nel recente conflitto nella Repubblica democratica del Congo hanno perso la vita più persone che durante la Seconda Guerra Mondiale, anche se in pochi nel mondo occidentale se ne sono accorti.
L'Africa che attende il Papa. In Angola, dove il Papa farà tappa, la guerra civile, durata 27 anni, si è conclusa solo nel 2002 ed ha lasciato dietro di sè macerie, milioni di morti e orfani. Mentre Benedetto XVI sbarca in Africa, decine di conflitti sono tuttora in corso, a partire dal Darfur. Ieri, alla vigilia della partenza, Benedetto XVI ha detto di pensare soprattutto "alle vittime della fame, delle malattie, dei conflitti fratricidi e di ogni forma di violenza che purtroppo continua a colpire adulti e bambini, senza risparmiare missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e volontari". Camerun e Angola, i due paesi scelti dal Papa, rispecchiano nel bene e nel male il Continente. Il Camerun con le sue 250 etnie, le sue divisioni linguistiche e la sua pluralità religiosa. L'Angola con le sue incredibili ricchezze naturali, (su cui hanno già messo le mani Stati Uniti e Cina) le sue povertà estreme, la voglia di ricostruire. Molti saranno i momenti simbolici del viaggio pontificio: dall'incontro con il mondo dei malati al rito solenne per consegnare le linee guida del prossimo Sinodo africano (a Yaoundè-Camerun); dall'udienza alle "mamas", le donne africane, fino alla messa con i giovani nello stadio, a Luanda, Angola. Alle nuove generazioni africane, il Papa dovrà saper parlare in modo particolarmente convincente. In loro è il domani dell'Africa ed anche della Chiesa cattolica, cresciuta - nei decenni post-conciliari - a ritmi impensabili altrove e che può contare oggi sul 17% dell'intera popolazione continentale.