Due incontri intensi, prima con coloro che soffrono e con chi lavora per alleviare o cancellare quelle sofferenze, poi con i religiosi e i giovani dei gruppi parrocchiali, con questi ultimi che chiedono una mano per "ridestare le coscienze sopite": così papa Benedetto XVI ha trascorso la seconda parte della sua visita a San Giovanni Rotondo, nella terra in cui san Pio visse per 52 anni."La sofferenza fa parte del mistero stesso della persona umana" ha ricordato il pontefice parlando ad ammalati, medici e dipendenti di 'Casa Sollievò, l'opera umana più tangibile lasciata in eredità dal frate di Pietrelcina. "Cantiere di preghiera e di carità operosa" l'ha definita il vescovo di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo, mons.Domenico D'Ambrosio, mentre il direttore generale della struttura, Domenico Crupi, ha chiesto al papa di dare la forza a tutti "per affermare la centralità della persona del malato... anteponendo questo valore ai nostri egoismi e alle nostre umane ambizioni, a fuorvianti teorie scientifiche ed economiche". Poi, prima che parlasse il papa, le parole di Anna Daniele, dipendente di 'Casa Sollievò che ha scoperto di essere malata di cancro. "Da questo momento in poi - ha detto con voce commossa - voglio essere una donna con la lampada sempre accesa e con le valigie pronte, e voglio che il mio cammino su questa terra sia tutto teso a far del bene, ma non nelle grandi opere, bensì nelle azioni del vivere quotidiano".Infine l'abbraccio al pontefice di religiosi e giovani di questo lembo del Gargano, nella chiesa di san Pio gremita da 5.000 persone. Ai sacerdoti papa Ratzinger ha ricordato "quanto sia importante la santità per la vita e la missione della Chiesa", facendo riferimento al 150/o anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, il santo curato d'Ars. "Ho presente i problemi che vi assillano - ha poi detto rivolto ai giovani - e rischiano di soffocare gli entusiasmi tipici della vostra giovinezza", citando quale esempio la disoccupazione, e li ha invitati a non perdersi d'animo.Giovani e religiosi "sentono forte e viva l'intercessione di san Pio da Pietrelcina", ha sottolineato mons.D'Ambrosio. "Ci aiuti - ha detto rivolto al pontefice il ministro generale dell'Ordine dei frati minori cappuccini, Mauro Johri - aiuti noi frati cappuccini, ad avvicinarci a san Pio". "Padre santo - hanno poi chiesto Maria Celeste Buenza, che ha consegnato due lettere al pontefice, e Luigi Gravina, a nome dei giovani - ci insegni ad avere, come Lei, il coraggio e la forza di non seguire le mode, di non omologarci, per essere autentici cristiani e per ridestare le tante coscienze sopite che vediamo intorno a noi". Quel voler "ridestare le coscienze" è uno dei messaggi più forti che la terra in cui riposa san Pio lancia dopo la visita papale.Nel suo ultimo incontro a San Giovanni Rotondo, parlando ai religiosi, alle religiose e ai giovani sotto le volte futuriste della Chiesa di San Pio, papa Benedetto XVI è tornato ad esaltare, sull'esempio di frate delle stigmate, il sacramento della confessione. "La cura della anime e la conversione dei peccatori - ha osservato riferendosi a padre Pio - furono un anelito che lo consumò fino alla morte". "Come allora non rendersi conto dell'importanza di partecipare devotamente - ha chiesto - alla celebrazione eucaristica e di accostarsi frequentemente al sacramento della Confessione?" "In particolare - ha proseguito - il sacramento della Penitenza va ancor di più valorizzato, e i sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali nè limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità e di pace".Citando sempre padre Pio, Benedetto XVI ha anche sottolineato il ruolo della preghiera contro la disaffezione alla fede che si registra nelle società secolarizzate. "Sicuramente - ha ammesso il pontefice - occorre trovare nuovi canali per comunicare la verità evangelica agli uomini e alle donne del nostro tempo", ma il messaggio dell'annuncio cristiano "resta sempre lo stesso".