mercoledì 9 dicembre 2009
L’appello di Benedetto XVI in una lettera firmata a suo nome dal cardinale Bertone e letta alla II Conferenza di esame della Convenzione che si è celebrata in Colombia dal 30 novembre al 4 dicembre: «La pace non può essere soltanto una questione militare».
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Un «appello a tutti gli Stati affinché riconoscano le deplorevoli conseguenze umanitarie delle mine antipersona». E aderiscano quindi alla Convenzione che ne proibisce l’impiego, lo stoccaggio, il trasferimento, prescrivendone la distruzione. Lo ha lanciato Benedetto XVI con una lettera firmata a suo nome dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e fatta leggere alla II Conferenza di esame della Convenzione che si è celebrata a Cartagena in Colombia dal 30 novembre al 4 dicembre scorsi. L’appello di Benedetto XVI, inviato per l’inizio del Summit, è stato diffuso dall’Osservatore Romano uscito lunedì pomeriggio, con l’eloquente titolo: «Tutti gli Stati aderiscano alla convenzione sulle mine antipersona», ed è stato rilanciato ieri dalla RadioVaticana. Nel testo si dà una valutazione positiva della Convenzione firmata ad Ottawa dodici anni fa, «un risultato importante, che ha aperto la via a un mondo senza mine antipersona». Allo stesso tempo, però, si ricorda la necessità di contrastare l’uso anche di altri tipi di armi, altrettanto nocive, come le «bombe a grappolo» (cluster bomb) o anche le «armi leggere e di piccolo calibro». E si ribadisce che «la difesa degli interessi nazionali non può mai né deve andare a detrimento delle popolazioni civili, in particolare dei più deboli». Nelle lettera firmata da Bertone si elogia la Convenzione sulle mine antipersona, anche perché «pioniera in un modello che può essere definito come multilateralismo rinnovato». Ma nel testo non ci sono solo complimenti. «Dalla sua adozione, – si legge infatti – la Convenzione ha ottenuto il beneplacito della maggior parte degli Stati del mondo, sebbene, sfortunatamente, l’adesione non sia ancora divenuta universale». Nelle lettera, come si usa in questo tipo di documenti, non si fanno nomi; ma è evidente che la Santa Sede conosce benissimo i nomi dei Paesi che «sfortunatamente» non l’hanno firmata, e cioè, per ricordare solo i più noti, Usa, Russia, Cina, India e Israele. «La Santa Sede – prosegue la lettera – fa in questa occasione un appello a tutti gli Stati affinché riconoscano le deplorevoli conseguenze umanitarie delle mine antipersona». «In effetti – si spiega nel testo – l’esperienza mostra che queste armi hanno causato più vittime e danni fra la popolazione civile, che bisognerebbe difendere, di quanto siano servite per difendere gli Stati». Non solo. «Le migliaia di vittime che continuano a provocare – si ribadisce – ci ricordano, nel caso fosse necessario ancora ripeterlo, la chimera di voler costruire la pace e la stabilità con una visione esclusivamente militare». «È opportuno ribadire in questa circostanza – sottolinea la lettera – che la pace, la sicurezza e la stabilità non possono esistere solo in funzione della sicurezza militare, ma che dipendono soprattutto dal prodursi di tutte quelle condizioni che permettono il pieno sviluppo della persona umana, tante volte impedite dall’uso e dalla presenza di mine antipersona». Così il cardinale Bertone a nome e per conto di Benedetto XVI. A leggere le cronache del summit che si è chiuso a Cartagena alcuni giorni fa non sembra che i risultati siano stati all’altezza dell’appello chiaro e forte venuto dalla Santa Sede. Appello che però rimane come monito autorevole a quei Paesi che ancora si ostinano a non voler aderire alla Convenzione di Ottawa.
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