"Nell'attuale momento storico-culturale", i cattolici sono chiamati ad "una presenza ecclesiale attenta e capillare accanto ai malati, come pure nella società capace ditrasmettere in maniera efficace i valori evangelici a tutela della vita umana in tutte le fasi, dal suo concepimento alla sua fine naturale". Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio, diffuso oggi dalla sala stampa vaticana, per la Giornata mondiale del malato che si celebrerà l'11 febbraio 2010, in coincidenza con il 25esimo di istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.Con queste iniziative, spiega il Pontefice, "la Chiesa intende, in effetti, sensibilizzare capillarmente la comunità ecclesiale circa l'importanza del servizio pastorale nel vasto mondo della salute, servizio che fa parte integrante della sua missione". Di qui il richiamo all'Ultima cena con la lavanda dei piedi e alla parabola del Buon samaritano, esempi che "ogni cristiano è chiamato a rivivere". Il Vangelo "si rivolge anche a noi" afferma Benedetto XVI, e "ci esorta a chinarci sulleferite del corpo e dello spirito di tanti nostri fratelli e sorelle che incontriamo sulle strade del mondo; ci aiuta a comprendere che, con la grazia di Dio accolta e vissuta nella vita di ogni giorno, l'esperienza della malattia e della sofferenza può diventare scuola di speranza". "Non è lo scansare la sofferenza" spiega ancora Benedetto XVI, "che guarisce l'uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l'unione con Cristo". L'azione "umanitaria e spirituale della comunità ecclesiale verso gli ammalati e i sofferenti nel corso dei secoli si è espressa in molteplici forme e strutture sanitarie anche di carattere istituzionale" osserva il Papa richiamando "quelle direttamente gestite dalle diocesi e quelle nate dalla generosità di vari Istituti religiosi", un prezioso "patrimonio" rispondente al fatto che "l'amore ha bisogno anche di organizzazione". "La creazione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, venticinque anni or sono, rientra in tale sollecitudine ecclesiale per il mondo della salute". Nell'Anno Sacerdotale il pensiero del Pontefice va anche ai sacerdoti, "ministri degli infermi", "segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza". Di qui l'invito a non risparmiarsi: "Il tempo trascorso accanto a chi è nella prova si rivela fecondo di grazia per tutte le altre dimensioni della pastorale". Aimalati il Papa chiede infine "di pregare e di offrire le vostre sofferenze per i sacerdoti, perché possano mantenersi fedeli alla loro vocazione e il loro ministero sia ricco di frutti spirituali, a beneficio di tutta la Chiesa".