Papa Francesco ha visitato la Comunità di “Villa Nazareth” in Roma. L'istituzione, gestita attualmente dalla “Fondazione Comunità Domenico Tardini”, compie 70 anni di vita: a presiederla il cardinale Achille Silvestrini che nel suo saluto al Papa ha definito Villa Nazareth è un'opera di Dio. Villa Nazareth fu creata nel 1946 dall’allora mons. Domenico Tardini, poi cardinale, per accogliere orfani e figli di famiglie numerose e povere al fine di valorizzare la loro formazione al servizio della società. Ad accompagnare il Papa nella visita il vicepresidente di Villa Nazareth, l'arcivescovo Claudio Celli.
Papa Francesco in visita alla Comunità di Villa Nazareth.
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Dopo i saluti, nella grande cappella si sono riuniti gli studenti di oggi, laici, sacerdoti, e tutti hanno ascoltato il Vangelo, un passaggio che il Papa ama particolarmente, la parabola del Buon Samaritano.
E il Papa riporta la riflessione a un personaggio in particolare, l’albergatore che accoglie il samaritano. «Avrà pensato che è un pazzo, che usa i suoi soldi, che cura le ferite». Invece si tratta di un «peccatore che ha compassione». «Ecco cosa fa la testimonianza - ha proseguito Papa Francesco -. Ha seminato inquietudine il samaritano nel cuore dell’albergatore. E questo fa la testimonianza».
E così, ha spiegato il Papa, la inquietudine cresce. Francesco si è soffermato su questo personaggio perché la testimonianza non
si può contabilizzare, ma è fare in modo che gli altri vedano le opere
di Gesù.
Come accade a Villa Nazareth definita dal Papa «luogo dove si favorisce la testimonianza». Dove «si viene non per arrampicarsi o guadagnare i soldi, ma per seguire tracce di Gesù e dare testimonianza di Gesù. Nel silenzio senza spiegazione ma nei gesti».
Nel concludere la sua riflessione Papa Francesco ha rivolto un'esortazione a sporcarsi le mani:
«Il Signore ci liberi dai briganti, ce ne sono tanti eh, ci liberi dai sacerdoti di fretta o che vanno in fretta, sempre, e non hanno tempo di ascoltare, di vedere, devono fare le loro cose. Ci liberi dai dottori che vogliono presentare la fede di Gesù Cristo come una rigidità matematica e ci insegni a fermarci e ci insegni quella saggezza del Vangelo, sporcarsi le mani. Che il Signore ci dia questa
grazia».
Dopo la preghiera del Padre Nostro e la benedizione il Papa ha salutato il personale di servizio si è spostato nel grande campo sportivo dove circa 1300 persone lo attendevano. Ed lì che a braccio, Papa Francesco alle numerose domande degli studenti, in un dialogo a più voci che ha toccato numerosi temi. Vediamone alcuni:
«Tante volte mi trovo in crisi con la fede»A uno dei ragazzi che gli ha chiesto se ha mai avuto una crisi di fede, Papa Francesco ha replicato: "Tante volte mi trovo in crisi con la fede, a volte ho avuto" l'audacia di "rimproverare Gesù e anche di dubitare. Questo sarà la verità? Ma sarà un sogno?". Lo ha confidato Papa Francesco ai giovani, aggiungendo che questo gli è accaduto "da ragazzo, da seminarista, da religioso, da prete, da vescovo e anche da Papa". E ha aggiunto poi: "Un cristiano che non ha sentito questo alcune volte" al quale "la fede non è entrata in crisi, gli manca qualcosa". In Medio Oriente c'è persecuzione e non genocidioPapa Francesco, presso Villa Nazareth, oggi pomeriggio, rispondendo ad una domanda ha detto che a lui non piace l'uso dell'espressione "genocidio" applicata alla situazione dei cristiani in Medio Oriente. Per il Papa si tratta di un'espressione riduttiva, che focalizza la questione da un ottica sociologica e ciò riduce una realtà articolata e complessa a categorie di pura dinamica sociale. In realtà, ha aggiunto, in Medio Oriente si tratta di persecuzione, di martirio, e dunque di sacrificio della propria vita per ragioni di fede. Poi, Papa Francesco ha allargato la sua riflessione a diverse situazioni della vita quotidiana dove in modi diversi i cristiani vivono situazioni di martirio, di testimonianza della propria fede.
Il martirio quotidiano e dell'onestà
C'è il martirio del sangue per i cristiani ma anche il martirio di tutti i giorni, il "martirio dell'onestà in questo mondo che si può chiamare paradiso delle tangenti". Lo ha detto il Papa parlando alla Comunità di Villa Nazareth. "Manca il coraggio di buttare in faccia i soldi sporchi. È un mondo dove tanti genitori - ha fatto presente Papa Francesco - danno da mangiare ai figli il pane sporcato delle tangenti".
No alle mummie di museo
"Rischia, altrimenti la tua vita lentamente sarà una vita paralitica, felice, contenta ma lì, parcheggiata". È l'appello che Papa Francesco ha lanciato ai giovani della comunità di Villa Nazareth a Roma. "È molto triste vedere vite parcheggiate. È molto triste vedere persone che sembrano più mummie di museo che essere viventi. Rischia! Vai avanti!".
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