La costruzione della pace ha bisogno di uomini con "forti convinzioni morali" che promuovano una "autentica cultura della vita" e rispettino "la dignità umana nella sua pienezza", rafforzando la famiglia "come cellula fondamentale della società". Lo ha ricordato questa mattina papa Benedetto XVI, nel discorso rivolto alle presidentesse di Cile e Argentina, Michelle Bachelet e Cristina Fernandez Kirchner, in occasione dell'anniversario del trattato di pace firmato dai due paesi sudamericani nel 1984 grazie alla mediazione della Santa Sede. "Affinchè la causa della pace si faccia strada nelle menti e nei cuori di tutti gli uomini e, soprattutto, di coloro che sono chiamati a servire i propri cittadini dalle più alte cariche delle nazioni - ha detto il pontefice alle due capo di Stato - è necessario che si basi su forti convinzioni morali, nella serenità degli animi, a volte tesi e polarizzati, e nella ricerca costante del bene comune nazionale, regionale e globale"."Il perseguimento della pace - ha poi aggiunto - richiede la promozione di un'autentica cultura della vita che rispetti la dignità umana nella sua pienezza, combinato con il rafforzamento della famiglia come cellula fondamentale della società. Richiede anche la lotta alla povertà e la corruzione, l'accesso a un'istruzione di qualità per tutti, un supporto alla crescita economica, il consolidamento della democrazia e l'eliminazione della violenza e di sfruttamento, in particolare contro donne e bambini".
Il commento di padre Lombardi. Papa Benedetto XVI, celebrando i 25 anni del Trattato di pace e amicizia tra Argentina e Cile, ha lanciato un messaggio di "fiducia nella possibilità di costruire la pace con il dialogo paziente contro la sfiducia e la tentazione del ricorso alla forza". Lo ha spiegato il portavoce Vaticano padre Federico Lombardi in un editoriale per la Radio Vaticana."Un evento quanto mai significativo e importante - ha sottolineato padre Lombardi - la visita in Vaticano dei Presidenti di Argentina e Cile nel 25/o della firma del Trattato di pace e amicizia fra i due Paesi grazie alla mediazione della Santa Sede". Lombardi ha poi ricordato il contenuto di una lettera inviata da Benedetto XVI un anno fa ai due presidenti, in cui il pontefice ribadiva che "dinanzi a qualsiasi controversia, si deve sempre vincere lo sconforto e non dare mai per concluso il cammino del dialogo"."Se una volta è stato possibile - si domanda il portavoce della Santa Sede - perchè non lo deve essere ancora? Certamente, si trattava di due Paesi a maggioranza cattolica, disponibili ad accettare la mediazione della Santa Sede. Ma il messaggio era molto più generale: "È stata una lezione pratica e convincente - diceva Giovanni Paolo II nel 1987 - che gli uomini e le nazioni, se davvero lo vogliono, possono convivere in pace, facendo prevalere la forza della ragione sulle ragioni della forza. È stata la conferma che la storia non è retta da impulsi ciechi, ma che dipende piuttosto, nel suo divenire, dalle decisioni giuste e responsabili adottate liberamente dagli uomini". "Continuiamo dunque - ha concluso padre Lombardi - a costruire le vie del dialogo e della pace. Ce n'è, dappertutto un bisogno urgente e drammatico".