Un anniversario dell'indipendenza tra sangue e bombe quello dell'Ucraina. Il
Papa non dimentica la ricorrenza e parla di questa "amata" terrain cui ancora ci sono troppe sofferenze. Francesco ha citato l'Ucraina nell'Angelus e si è fermato a pregare per il Paese. Un'Ave Maria chiesta a tutta piazza San Pietro,
particolarmente affollata di ragazzi.
Il Papa ha anche citato la lettera di un vescovo che "racconta tutto questo dolore". E in questi giorni è stato il Primate della chiesa greco-cattolica, mons. Sviatoslav Shevchuk, a lanciare, un appello "alle conferenze episcopali, ai leader
politici e religiosi e a tutte le persone di buona volontà" affinché la tragedia, che colpisce particolarmente l'area di Donetsk, roccaforte dei ribelli filorussi, non sia dimenticata. Perché "il silenzio e la mancanza di azione porteranno ad altre tragedie", scriveva il Primate.
Il Papa ha rivolto dunque il suo sguardo all'Ucraina.
Con Iraq, Siria, Terra Santa, un 'pezzettò di quella terza
guerra mondiale di cui aveva parlato tornando dal viaggio
apostolico in Corea. "Cari fratelli e sorelle - ha detto Papa Francesco
all'Angelus - il mio pensiero va in modo particolare all'amata
terra d'Ucraina, di cui ricorre oggi la festa nazionale, a tutti
i suoi figli e figlie, ai loro aneliti di pace e serenità,
minacciati da una situazione di tensione e di conflitto che non
accenna a placarsi, generando tanta sofferenza tra la
popolazione civile. Affidiamo al Signore Gesù e alla Madonna -
ha chiesto il Papa - l'intera Nazione e preghiamo uniti
soprattutto per le vittime, le loro famiglie e quanti soffrono".
Mons. Shevchuk, giovane e combattivo rappresentante della
Chiesa greco-cattolica, che nei mesi scorsi era stato più volte
in Vaticano per raccontare al Papa della tragedia in corso,
nella lettera sottolinea che quella dell'Ucraina è una tragedia
che riguarda "tutti": "l'Ucraina ha bisogno di un sostegno
effettivo di tutta la comunità cristiana e di tutte le persone
di buona volontà. Il silenzio e la mancanza di azione porteranno
ad ulteriori tragedie". Shevchuk parla di "guerra", "orrori",
"aggressioni" e respinge anche le accuse, rivolte ai cappellani
cattolici, di istigare il conflitto e di commettere atti di
violenza contro membri di altre Chiese e gruppi religiosi.
La minoranza greco-cattolica ha visto recentemente, nella
zona occupata dai filorussi, il rapimento di tre preti, uno dei
quali per giorni è stato privato delle medicine di cui aveva
bisogno per sopravvivere. La residenza episcopale è stata
derubata, mentre la principale cattedrale fortemente
danneggiata.