Il Papa ha anche ricordato che "nella famiglia si impara la vicinanza, si impara la solidarietà si impara a condividere, a discernere, a portare avanti i problemi gli uni degli altri, a litigarsi e a discutere ma a riavvicinarsi, abbracciarsi e baciarsi. La famiglia è la prima scuola della nazione. La famiglia è la pietra di base della costruzione di una grande nazione”.Il pontefice poi ha detto che “è falso che l'unica possibilità di vita è la povertà. La parola di speranza si chiama Gesú Cristo, abbracciate la sua croce e non staccatevi mai dalla sua mano – ha continuato - Il trionfo non sta nel non cadere ma nel non rimanere caduti. Non permettevi di rimanere caduti e offrite la mano con dignità a un amico che è caduto. L'ascolto terapia è la medicina, non lasciate mai là mano di Gesù, con la mano di Gesù è possibile vivere a fondo”.
“Oggi il Signore continua a chiamarvi, continua a convocarvi, come fece con l’indio Juan Diego – ha detto il Papa - Vi invita a costruire un santuario. Un santuario che non è un luogo fisico, bensì una comunità, un santuario chiamato parrocchia, un santuario chiamato Nazione. Gesù mai ci inviterebbe ad essere sicari, ma ci chiama discepoli. Egli mai ci manderebbe a morire, ma tutto in Lui è invito alla vita. Una vita in famiglia, una vita in comunità; una famiglia e una comunità a favore della società”.Poi un suggerimento ai 50 mila che aveva davanti: “Siate furbi come serpenti e umili come colombe”. Attenzione però anche alle lusinghe del mondo. E infatti, per il Papa, “la principale minaccia alla speranza è farti credere che cominci a valere quando ti mascheri di vestiti, marche, dell’ultimo grido della moda, o quando diventi prestigioso, importante perché hai denaro, ma in fondo il tuo cuore non crede che tu sia degno di affetto, degno di amore”.