lunedì 24 giugno 2024
Nell'udienza monsignor Fernando Ocáriz, moderatore generale della Prelatura, ha aggiornato Francesco sul percorso per l'adeguamento degli statuti e la celebrazione del centenario della fondazione
Il Papa con Ocáriz e Fazio

Il Papa con Ocáriz e Fazio - www.opusdei.org/it

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Restare «molto vicini alle persone, soprattutto nei Paesi dove c’è maggiore sofferenza o dove l’evangelizzazione è più difficile». È l’indicazione che il Papa ha rivolto a monsignor Fernando Ocáriz, moderatore generale della Prelatura dell’Opus Dei, ricevuto in udienza privata insieme a monsignor Mariano Fazio, vicario ausiliare. Nel corso dell’incontro, durato circa mezz’ora «in un clima di calda vicinanza e di affetto da parte del Santo Padre» – informa una nota pubblicata sul sito della Prelatura –, Ocáriz «ha informato il Papa del lavoro che si sta svolgendo con il Dicastero del Clero per l’adeguamento degli statuti, sottolineando il clima familiare e il dialogo aperto con cui si stanno svolgendo tali compiti».

Papa Francesco con monsignor Ocáriz

Papa Francesco con monsignor Ocáriz - www.opusdei.org/it

Dal canto suo Francesco «ha incoraggiato a continuare a lavorare con questo atteggiamento di dialogo e di collaborazione», ricevendo poi da Ocáriz aggiornamenti su «alcuni aspetti della preparazione del centenario dell’Opus Dei», in calendario nel 2028, «e in particolare delle assemblee regionali che si stanno tenendo quest’anno, con la partecipazione di tutti i membri dell’Opera insieme a molti amici e cooperatori». L’Opus Dei è infatti impegnata in tutto il mondo in una vera mobilitazione per riflettere sull’originalità del carisma scolpito dal fondatore san Josemaría Escrivá, che consiste nel «diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali», come il Papa lo descrisse nel motu proprio Ad charisma tuendum del 14 luglio 2022. Tornare alle sorgenti, dunque, là dove si rinvengono parole del fondatore come quelle che monsignor Ocáriz ha ricordato in una lettera ai membri dell'Opera in vista del 26 giugno, giorno nel quale si ricorda in tutto il mondo l’anniversario della morte del sacerdote spagnolo proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 2002: «Dal lato umano – scrisse Escrivá nel 1954 – voglio lasciarvi in eredità l’amore per la libertà e il buon umore». Commentando queste parole Ocáriz si sofferma su «uno stato d’animo (essere di buon umore) che normalmente si intende come propensione a notare o mettere in evidenza gli aspetti divertenti di una situazione. Naturalmente – nota il moderatore generale dell’Opus Dei – ci sono momenti che non hanno nulla di divertente. Tuttavia, anche allora può persistere la radice più profonda di un buon umore che trascende l’elemento superficiale: la gioia, che nasce anzitutto dalla fede nell’amore immenso che Dio ha per ognuno di noi. Questa gioia ha molto a che vedere con l’umiltà che fa dimenticare sé stessi per pensare agli altri e improntare la propria vita al servizio. Pertanto, come spiega san Josemaría, “non raggiungeremo mai la vera serenità se non imitiamo davvero Gesù Cristo, se non lo seguiamo nell’umiltà”».

Ocáriz – che sabato 29 giugno sarà a Milano per incontrare le famiglie delle Scuole Faes nel 50° dell’istituzione educativa animata da genitori – chiede infine ai membri della Prelatura «di pregare per due intenzioni: la prossima riunione di esperti sugli Statuti, che si terrà a fine mese, e i frutti spirituali del viaggio che mi porterà nei prossimi mesi in alcuni paesi dell’Europa e dell’America». Preghiera che certo non mancherà nelle numerosissime Messe che vengono celebrate in questi giorni in tutta Italia per ricordare san Josemaría Escrivá e riscoprire il suo attualissimo carisma laicale.

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