mercoledì 8 luglio 2009
Apertura, al fine di superare ogni frattura e divisione, ma anche fermezza sulle divergenze dottrinali, che rendono ancora impossibile riconoscere alla Fraternità uno statuto canonico: sono i punti toccati da Benedetto XVI nel motu proprio dedicato alla questione dei lefebvriani e ai cambiamenti nella commissione voluta da Woytjla per facilitare il dialogo tra essi e la Chiesa. >> VAI AL TESTO
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«Nello stesso spirito e con il medesimo impegno di favorire il superamento di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita sentita in modo sempre più doloroso nel tessuto ecclesiale, ho voluto rimettere la scomunica ai quattro Vescovi ordinati illecitamente da Mons. Lefebvre. Con tale decisione, ho inteso togliere un impedimento che poteva pregiudicare l’apertura di una porta al dialogo e invitare così i Vescovi e la "Fraternità San Pio X" a ritrovare il cammino verso la piena comunione con la Chiesa». Lo afferma Benedetto XVI nel motu proprio pubblicato oggi (vai al testo integrale), con il quale ha collegato la Commissione Eccelsia Dei alla Congregazione della Dottrina della Fede, che avranno come unico presidente il card. Joseph William Levada. «Come ho spiegato nella Lettera ai Vescovi cattolici del 10 marzo scorso, la remissione della scomunica è stata un provvedimento nell'ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo». «Proprio perché i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità sono di natura essenzialmente dottrinale - spiega il Papa - ho deciso a ventuno anni dal Motu Proprio Ecclesia Dei, e conformemente a quanto mi ero riservato di fare, di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede». Il documento pubblicato oggi stabilisce che «presidente della Commissione è il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; la Commissione ha una propria tabella organica composta dal Segretario e da Officiali; sarà compito del Presidente, coadiuvato dal Segretario, sottoporre i principali casi e le questioni di carattere dottrinale allo studio e al discernimento delle istanze ordinarie della Congregazione per la Dottrina della Fede, nonchè sottometterne le risultanze alle superiori disposizioni del Sommo Pontefice». «Fu Giovanni Paolo II a istituire la commissione per facilitare il dialogo». Benedetto XVI ricorda nel motu proprio "Ecclesiae unitatem" pubblicato oggi che i suoi passi a favore di un rientro dello scisma dei lefebvriani sono sulle orme di Papa Wojtyla e che - su suo mandato - egli stesso, il 5 maggio dell'88, firmò un protocollo con il vescovo francese Marcel Lefebvre. Come è noto, il presule poi non rispettò gli accordi dando ugualmente corso alle ordinazioni episcopali che sancirono lo scisma e causarono la scomunica. Ma quel protocollo esiste e per Papa Ratzinger è ancora un punto di riferimento per il dialogo che ora - scelti gli interlocuitori vaticani - finalmente può iniziare. Esso prevedeva la possibilità di celebrare in latino con il vecchio messale - facoltà che Benedetto XVI ha poi allargato con il motu proprio del 2007 - e impegnava i lefebvriani a rispettare l'autorità del Papa astenendo si da critiche pubbliche al Concilio Vaticano II. «All'indomani dell'atto con cui l'arcivescovo Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988, conferì illecitamentel'ordinazione episcopale a quattro sacerdoti, il Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria - ricorda il documento pubblicato oggi e datato 2 luglio 2009 - istituì il 2 luglio 1988, la Pontificia Commissione Ecclesia Dei «con il compito di collaborare con i Vescovi, con i Dicasteri della Curia Romana e con gli ambienti interessati, allo scopo di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata da mons. Lefebvre, che desiderino rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche, alla luce del Protocollo firmato lo scorso 5 maggio dal card.Ratzinger e da mons. Lefebvrè».
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