Alcuni dei giovani portano in vetta i macchinari - Omg
Nell’estate del grande caldo, c’è chi - nonostante tutto - non s’è tirato indietro e ha dato il suo contributo per gli ultimi, senza fermarsi. Nemmeno a Ferragosto È il caso delle centinaia di ragazzi e ragazze dell’Operazione Mato Grosso che, da tutt’Italia, si sono alternati (e continueranno a farlo fino a inizio settembre), per 10 settimane, nel lavoro di costruzione di una struttura che, completato l’iter burocratico, sarà destinata ad essere un rifugio. Siamo a Seytes, una borgata di Pragelato ( Torino), a ridosso del Parco della Val Troncea, a 1.919 metri di quota.
Qui, come già avvenuto in precedenza, i volontari del gruppo - fondato nel 1967 dal vulcanico salesiano padre Ugo de Censi - trasportano a spalla i materiali che serviranno per la costruzione. Una volta finito, il rifugio verrà gestito da volontari, singoli e famiglie legati all’Omg, i quali presteranno servizio gratuitamente come accade in una ventina di rifugi in varie parti d’Italia e in Perù - destinando l’incasso alle missioni del gruppo, presenti in alcuni Paesi dell’America Latina. Giovanni, 25 anni, studente biellese di Biologia, è uno dei giovani saliti a Seytes in estate. «Sono impegnato da alcuni anni nell’Omg, ora con un ruolo di responsabile dei più giovani. Cosa mi spinge? Presto detto: i campi di lavoro come questo, spartani e faticosi, mi fanno vivere appieno i principicardine dell’Operazione Mato Grosso: la condivisione, la vita semplice, il silenzio, l’amicizia, la fatica. Qui ti trovi a viverli tutti nell’arco di una sola settimana, mentre a casa non è così, distratti come siamo dalla frenesia del quotidiano ».
Per Giovanni, che 4 anni fa ha trascorso sei mesi di servizio sulle Ande in Perù, l’impegno a Pragelato assume un significato particolare: «Avendo molti amici in missione, avverto una forma speciale di responsabilità verso i più poveri; cerco di trasmetterla anche ai più giovani». Da Vicenza ecco Giulia, 18 anni, fresca di diploma, a breve matricola di Infermieristica. Ha aderito anch’ella con entusiasmo alla proposta dell’Omg e per un mese si è data disponibile, facendo ogni giorno trasporto di materiali per i 40 minuti di salita che, dal campo-base, conducono al rifugio in costruzione. «In questo periodo si sono creati rapporti che dureranno nel tempo, perché, anche se lo si fa in silenzio portando i pesi, si sale tutti, fisicamente e non solo, verso una stessa meta. Da questa esperienza porterò a casa molti valori, a cominciare dall’umiltà e dallo spirito di servizio ».
Le fa eco Roberto, brianzolo di Brugherio, 19 anni, in Omg da 4. «Ho deciso volentieri di regalare l’estate a quest’avventura (dal 17 luglio fino al 4 settembre) e sto scoprendo la bellezza di vivere in semplicità: avere a disposizione la corrente elettrica per soli 10 minuti a giorno, lavarsi con l’acqua fredda … Dai grattacieli di Milano alla Val Troncea è un bel salto, ma in questo modo riscopri i ritmi della natura: andare a letto quando cala il sole e svegliarsi quando sorge. In più, questo mese e mezzo di servizio mi ha dato l’occasione di allargare il cerchio delle amicizie». Oltre che all’opera dei volontari, il rifugio di Seytes sorgerà, nell’arco di tre anni, grazie alla generosità della proprietaria della struttura, ora diroccata: l’unica casa sopravvissuta di Seytes, frazione bruciata dai tedeschi il 26 aprile 1944.
Marco Valentino e la moglie Daniela, di Carignano, insieme con alcuni amici dell’Operazione Mato Grosso, hanno fondato l’associazione “Missione montagna”, che ora è proprietaria della casa e lavora per raccogliere fondi, anche coinvolgendo le aziende. A lavori ultimati, la struttura ospiterà spazi specifici per l’Omg e verrà dotata di camere in affitto (40 posti letto). Per informazioni e donazioni: https://www.missionemontagna.org