Il funerale del seminarista Andrea Sorrentino è stato celebrato dall’arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia - Siciliani
«Io ci sono». Era solito chiudere così i suoi messaggi Andrea Sorrentino, 23 anni, seminarista al terzo anno, scomparso sabato sera a Napoli. Lunedì mattina i funerali, celebrati dall’arcivescovo Mimmo Battaglia, del giovane morto dopo una lunga malattia. «È difficile far rimanere questo dolore negli argini della dignità e Andrea – ha detto Battaglia con grande commozione – ce lo ha insegnato ampiamente. Il suo desiderio in questo ultimo anno – ha rivelato l’arcivescovo – non era diventare prete ma diventare santo: essere tutto e totalmente del Signore».
E con la sua storia Andrea lo ha testimoniato alla famiglia, ai suoi compagni di cammino, alla comunità tutta: «Attraversando la malattia e il dolore e restando umano fino in cima». Ad Andrea il grazie della comunità di San Giovanni a Teduccio, dove è nata la sua vocazione, il grazie dell’arcidiocesi «perché – ha affermato Battaglia – hai saputo cercare solo la volontà di Dio». «La liturgia – ha proseguito l’arcivescovo – non ha lacrime, se non asciugate dalla mano di Dio che è profezia di futuro e certezza di resurrezione dopo la morte, perché è amore vero e Andrea aveva la consapevolezza di questo amore».
Pur nella sofferenza il suo invito alla vita: «Non vorrei sprecare mai più un istante, né un respiro perché in ogni istante avverto la presenza di Dio, eppure so che questa Croce per me è un dono, dalla quale chiedo il permesso di pregare per lei e la Chiesa tutta», scriveva all’arcivescovo. Nei giorni scorsi, anche la telefonata di papa Francesco, motivo di conforto e ulteriore incoraggiamento a sopportare la sofferenza. Nel suo ultimo messaggio del 28 agosto al presule, scriveva: «Sono esausto, sono ai piedi della Croce, ma so che prima di me c’è stato mio Padre e dietro di questo si cela la mia resistenza».