In cammino - Pexels/Andrea-piacquadio
Se c’è una cosa che la pandemia ha insegnato alla Chiesa, soprattutto nel suo rapporto con le nuove generazioni, è che se si vuole tornare a camminare accanto ai giovani bisogna dare alla propria proposta “la forma della vita umana”. Partono da qui le riflessioni del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, che hanno preso la forma di un testo dal titolo «Una strada nel deserto. Chiesa, giovani e fede nella prova della pandemia». Non un documento, come spiegano i responsabili del Sevizio nazionale, perché non vuole avere il carattere di ufficialità, ma piuttosto una strumento di riflessione “aperto”, cioé pronto ad accogliere le dovute integrazioni al mutare delle condizioni legate all’andamento del contagio. Il testo integrale si trova nel sito della Pastorale giovanile nazionale (www.chiesacattolica.it/giovani).
Il percorso parte da un’onesto e franco sguardo sulla realtà attuale: «Il virus – si legge nella premessa – non ha lavorato soltanto nei corpi: ha scavato dentro le anime, i cuori, i sentimenti, le percezioni, il modo di pensare». Tra ciò che è rimasto sospeso nel lungo periodo dell’isolamento tra marzo e maggio c’è stata anche la vita liturgica. Quando si è potuto tornare a celebrare a mancare in Chiesa sono stati soprattutto i giovani: ci si chiede allora «che ne è della fede se viene meno il desiderio di celebrarla dopo un’esperienza di prova come questa»? Una questione che riguarda in modo ancora più evidente le nuove generazioni per le quali «l’esperienza della fede non è stata la risposta più gettonata alle domande che pure hanno covato dentro al cuore di molti».
Questo è il “deserto” da cui ci si trova ora a ripartire: attraversarlo significa dover «rinunciare al superfluo, a tutte quelle cose che crediamo compongano la nostra identità, ma in verità ne compongono solo una maschera distorta: i giovani che hanno il coraggio di dirci che il re è nudo vanno ascoltati, accolti perché servono a noi forse più di quanto noi possiamo servire a loro». I punti da cui ripartire ci sono: il decenio sull’educazione, il Convegno di Firenze, il grande lavoro del Sinodo dei giovani con tutti i documenti che ne sono scaturiti. L’obiettivo è chiaro: «L’annuncio della fede deve ritrovare una sua conformazione a partire proprio dai più giovani».
Nel capitolo dedicato a «I giovani e la pandemia», il testo della Pastorale giovanile mette in luce i temi che con sono emersi con maggiore forza sotto alla luce drammatica della pandemia: quello della professione e quindi del progetto del futuro, cioé vocazione e formazione. Ma anche quello della salute del corpo con il profondo contrasto tra la cultura della perfezione e la lacerante esperienza collettiva della sofferenza e della morte portata dal virus. Esperienza che avrebbe richiesto un dialogo tra giovani e adulti, che non c’è stato, facendo così mancare alle nuove generazioni «indicazioni di vita e di senso». Oggi, quindi, «è decisivo che ci si chieda quali effettive azioni, capaci di assumere il punto di partenza reale degli adolescenti e giovani, si possano progettare». Insomma, è necessario mettersi in ascolto di quei «sogni di realizzazione» che «abitano i cuori dei giovani».
Si passa quindi a riflettere sul tema «Chiesa, giovani e testimonianza di fede», con l’individuazione di alcuni snodi fondamentali dai quali partire per rileggere la vita pastorale «all’interno di questo tempo così particolare». Innanzitutto va colta la sfida di una pastorale giovanile che non è solo un “settore” della vita della Chiesa ma una dimensione fondamentale di un «tessuto comunitario» che rende efficace l’annuncio del Vangelo. Oggi più che mai, poi, è necessario porsi in ascolto dei giovani: accogliendo il loro vissuto si apre la strada alla ricerca del senso e quindi alla «partita della formazione della coscienza».
Una partita che funziona se anche la pastorale si inserisce all’interno di una rete di alleanze con persone e realtà presenti sul territorio. Fondamentale, poi, sarà tornare a offrire «un accompagnamento educativo» negli «anni strategici per la formazione personale», quelli dell’adolescenza. Infine, mantenendo al centro l’Eucaristia come elemento qualificante della vita cristiana, oggi appare evidente il bisogno di riconoscere luoghi ed esperienze diverse, dove ognuno potrà declinare ciò che celebra con la comunità.
Di sicuro questo tempo darà forma a una Pastorale giovanile dal volto diverso, libera dall’ansia di raggiungere i grandi numeri e capace di esprimere con più attenzione la cura educativa, soprattutto in piccoli gruppi dove coltivare relazioni significative in grado di superare le logiche del “profitto” e condurre alla vera libertà.
Il testo poi indica anche «Risorse, bisogni e obiettivi» per dare vita al progetto di una Pastorale giovanile pronta a stare in questo tempo. Partendo proprio dalla riflessione sul ruolo e sul rapporto con il territorio e il tessuto ecclesiale degli Uffici diocesani di Pastorale giovanile.
Un nodo fondamentale sta poi nel percorso di iniziazione cristiana: è necessario superare l’idea del “dopo–Cresima”, ridando la giusta attenzione e investendo le risorse necessarie nella cura degli anni dell’adolescenza tra le scuole medie e le superiori. Non è di secondaria importanza poi, l’invito a offrire «esperienze diversificate di pastorale giovanile», aprendo anche alla possibilità di «percorsi diffusi». Tutta la comunità, inoltre, deve sentirsi coinvolta nell’impegno educativo, che però può coinvolgere anche persone fuori «dai nostri circuiti».
Ogni territorio, infine, è chiamato a trovare i proprio percorsi partendo dagli stimoli offerti dal Servizio nazionale (uno strumento già offerto alle realtà locali in questo senso sono le Linee progettuali pubblicate l’anno scorso). Intanto lo sguardo va ai prossimi appuntamenti, tappe di un cammino prezioso da coltivare.
Tra il 2020 e il 2021 si attiverà un confronto con i vescovi anche per andare a chiarire la natura degli Uffici diocesani di pastorale giovanile.
Nell’agosto 2021 si terrà il pellegrinaggio dei giovani europei a Santiago de Compostela. Per la primavera del 2022 è previsto il Convegno nazionale di pastorale giovanile. E nello stesso periodo potrebbe tenersi l’incontro degli adolescenti a Roma. Nell’estate del 2023 è in programma la Gmg di Lisbona e, infine, il 2025 sarà l’anno del Giubileo.
Da mettere nello zaino: il nuovo messalino
Quando papa Francesco ha aperto la Christus Vivit rivolgendosi a ciascun giovane cristiano con le parole “Cristo vive e ti vuole vivo!” ha toccato uno dei nervi scoperti della nostra Pastorale oggi, e cioè la capacità di dissetare la sete dei giovani alla fontana della Parola di Dio. Richiamando tutta la comunità cristiana all’urgenza di ricentrarsi su un annuncio efficace per toccare le corde dei cuori giovani.
In particolare, la Pastorale giovanile si sente provocata da questa operazione coraggiosa di rimettere al centro la Sacra Scrittura, sapendola “spezzettare” per sostenere i passi e le scelte di ogni giovane. Papa Francesco, coraggiosamente, ci richiama al fatto che “i giovani, nelle strutture consuete, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, alle loro esigenze, alle loro problematiche e alle loro ferite” (CV 202) e avvertono “quella sensazione di profonda orfanezza” (CV 216).
C’è bisogno, allora, che i giovani sperimentino il fascino del discepolato: è Gesù che li invita a seguirlo. Uno strumento semplice e quotidiano per questa esperienza è il nuovo Messalino per Cuori Giovani< (Edizioni Palumbi): partendo dal Vangelo del giorno, sacerdoti e giovani laici offrono un commento, una preghiera ed un impegno, facendone un’agile e profonda dotazione che ciascun giovane mette nel proprio zaino.
Saranno 4 numeri all’anno, a cadenza trimestrale (1. Avvento/Natale e Tempo ordinario; 2. Quaresima/Tempo Pasquale; 3. Estate; 4. Autunno), con la prefazione del cardinale Angelo Comastri. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a 345.1055755 – info@messalinogiovani.it – www.messalinogiovani.it.