giovedì 6 giugno 2024
Di radici ebraiche, già rettore dell'Università della Svizzera Italiana, lo studioso ha raccontato per la prima volta il percorso che l'ha portato al Battesimo nella Chiesa cattolica
Un momento dell'intervista a "Strada Regina" di Boas Erez

Un momento dell'intervista a "Strada Regina" di Boas Erez - .

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Boas Erez, matematico, è un nome di rango nel panorama accademico svizzero: nato a Coira nel 1962, laurea e dottorato all’Università di Ginevra, Benjamin Peirce Assistant Professor all’Università di Harvard negli Stati Uniti, ordinario di matematica all’Università di Bordeaux in Francia e poi all’Università della Svizzera Italiana, dell’ateneo di Lugano è stato rettore dal 2016 al 2022. Un nome di primo piano anche nella politica ticinese, è stato candidato nel 2022 nella lista Partito Socialista-Verdi per le elezioni cantonali al Consiglio di Stato. Meno noto al pubblico è il suo percorso di fede, che lo ha portato alla conversione al cattolicesimo e al battesimo ricevuto sulla soglia dei 60 anni, nella cattedrale di San Lorenzo a Lugano, l’8 maggio del 2021. Un viaggio interiore il suo di cui ha parlato per la prima volta a viso aperto nell’ultima puntata di “Strada Regina”, programma di approfondimento religioso della Rsi, la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.

A Francesco Muratori, il giornalista che lo ha intervistato, Erez ha raccontato della sua famiglia di religione ebraica, con un padre «nato in quello che adesso si chiama Israele, prima che ci fosse Israele», andato a studiare nella Confederazione elvetica, e una madre svizzera cresciuta come protestante e convertita all’ebraismo in seguito al matrimonio. «Forse perché era così nella tradizione ebraica – ha spiegato – è mia madre che si è occupata della nostra educazione, però io ho sempre avuto l’impressione che lo facesse leggendo il manuale, visto che non era una cosa che aveva vissuto lei, quindi è una cosa che mi è sembrata un po’ astratta, un po’ forzata, non naturale». Fra i ricordi dell’infanzia, anche quello di «amici che dovevano andare a Messa, il sabato sera, e noi dal campetto andavamo al Sacro Cuore, io li accompagnavo, quindi l’ho vissuta anche così la religione».

«Il riassunto breve di tutto il mio cammino – ha continuato Erez – è che io ho smesso di resistere. In un certo senso era qualcosa che è sempre stato lì nella mia vita, lì presente, a una distanza molto ravvicinata se soltanto io avessi, come dire, ascoltato, se soltanto avessi fatto attenzione a quello che succedeva intorno a me». A questo riguardo, tra i tanti episodi ne ha citato uno, quello di un’amica che un giorno, durante un viaggio in auto, gli disse: «Io spero veramente di morire prima di te». Una frase enigmatica, ma che sottintendeva la volontà di intercedere, nell’aldilà, per l’amico non credente.

«Penso che nessuno se l’aspettasse» ha detto il matematico delle reazioni alla sua conversione, «degli gli amici ebrei, alcuni si sono sentiti traditi, ma coloro che mi vogliono bene quando hanno visto la tranquillità di questo mio passo mi hanno accompagnato e mi hanno sostenuto».

«Ho detto che ho smesso di resistere – ha aggiunto Erez nella chiusura dell’intervista – quello che cercavo era una cosa che avevo letto in un libretto trovato in una piccola libreria di Padova. Un libretto intitolato qualcosa come Catechismo per ignoranti colti [Note di catechismo per ignoranti colti di Pierre Riches, ndr] che sul retro della copertina diceva che Dio è amore. Questa era una delle tesi. È quello che ho voluto verificare, perché mi sembrava una definizione sorprendente».

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