Francesco Lorenzi
Gli artisti hanno una sensibilità particolare. Sanno leggere la realtà senza filtri, colgono le note a margine di un incontro, hanno la capacità di organizzare l’archivio della memoria in modo che i ricordi restino “freschi”, come appena vissuti. Così rileggere la Gmg di Panama con Francesco Lorenzi significa gustarne di nuovo i sapori, tuffarsi un’altra volta nei colori di quasi un mese fa, sentirsi dentro la stessa energia.
Per il cantante e leader dei “The Sun”, la Giornata mondiale della gioventù è stata una «bomba vitale», una festa vera, di quelle in cui si parla anche dei problemi, il ritrovarsi insieme di ragazzi, magari molto diversi tra loro ma impegnati nel medesimo cammino. Che è comune a tutti, eppure per ciascuno differente.
«Mi ha profondamente colpito l’attenzione alle relazioni, radicata nel “popolo” giovane del Sud e del Centro America. Un rapporto con gli altri che diventa veicolo per comunicare valori come il rispetto, il calore. Me ne avevano parlato amici che vivono lì ma sperimentarlo di persona è differente. Capisci che è autentico quando, magari sul lavoro, ci sono tensioni, e “dietro le quinte” viene fuori la tua personalità reale, quel che sei davvero. Io a Panama ho provato questa attenzione agli altri sia da pellegrino, sia da professionista. Ed è stato un bell’insegnamento».
Nei giorni della Gmg, Francesco Lorenzi ha curato un “diario” quotidiano per i lettori di “Avvenire”, appunti da cui emergeva il grande calore umano sperimentato a Panama. «Un calore motivato, non epidermico e basta, che ha a che fare con l’intelligenza del cuore. Profondo». Sotto l’aspetto professionale la trasferta panameña è stata occasione per presentare il nuovo disco Espíritus de Sol contenente undici brani in spagnolo. «L’avevamo prodotto tempo addietro – spiega Lorenzi – ma aspettavamo l’occasione giusta per presentarlo. È uscito proprio all’inizio della Gmg. E questo ci ha fatto gioco perché attraverso le serate, i concerti abbiamo avuto la possibilità di essere più vicini alla maggioranza dei ragazzi che erano lì».
Dal punto di vista artistico che tipo di esperienza è stata?
Eccezionale perché ci siamo resi di come questo tipo di musica con intenti positivi, con una presenza massiccia di valori nei testi, sia percepita dalle persone, dal mercato stesso in modo diverso rispetto all’Europa, positivo. La differenza, lo stacco che purtroppo viviamo in Italia tra la nostra musica e la possibilità di trovare spazio nei media, laggiù non c’è o pare più lieve. Constatarlo è stato particolarmente utile e bello perché ci ha aperto nuove prospettive con manager, promoter, impresari che si sono fatti avanti per riportarci là quanto prima.
In Italia è diverso. Da quando i “The Sun” hanno cambiato strada, trasformandosi da seguitissima band punk rock a gruppo che canta “laicamente” la fede, molti grandi media hanno cambiato atteggiamento, mettendoli spesso in un angolo. Vi siete mai pentiti della scelta?
Sicuramente ne soffriamo perché non c’è nessuna ragione, nessuna motivazione oggettiva che giustifichi un tale ostracismo. Però purtroppo dobbiamo confrontarci con questa difficoltà. Vuol dire che la nostra è una strada in salita, che dobbiamo sempre dimostrare di essere bravi il doppio, di essere capaci il doppio, rispetto agli altri. Ma la situazione non riguarda soltanto i musicisti, i compositori, gli autori ma chiunque in campo artistico sia considerato vicino alla fede cattolica, anche i giornalisti. Viene considerato zavorra quello che per noi è il segno distintivo, in senso positivo.
Ascoltando la vostra musica, leggendo i tuoi libri si resta colpiti dall’importanza data all’amicizia, all’essere una comunità.
Non possiamo salvarci da soli. Come cerco di comunicare anche attraverso il libro nuovo I segreti della luce la fraternità dev’essere il centro della nostra vita. Perché solo attraverso un rapporto con l’altro, profondo, autentico, vero, di carità nella verità, possiamo capire autenticamente noi stessi, scoprire chi siamo. E incontrare autenticamente il Signore.
Tra i messaggi lanciati dal Papa nella Gmg ce n’è stato uno che ti ha particolarmente aiutato in questo tuo percorso di riflessione e maturazione?
Innanzitutto una domanda: per chi vivo? Non “perché” ma “per chi” vivo? Un interrogativo cui è necessario rispondere ogni giorno con la nostra vita. E poi: “Si salva solo ciò che si ama”. Riflessione che non riguarda soltanto la relazione ma anche un progetto, un lavoro, un percorso. Io mi ci ritrovo moltissimo pensando al cammino personale e di gruppo, in quello che cerchiamo di comunicare attraverso la nostra vita, non solo con le canzoni.
Proviamo a dire a un ragazzo di oggi perché è importante partecipare alla Gmg.
I motivi sono moltissimi e lo dice uno che la prima Giornata l’ha vissuta a Rio nel 2013. A prescindere dal dato di fede, se volessimo analizzare la questione solo dal punto di viste orizzontale, domandiamoci: chi ha a cuore veramente i giovani? I fatti dicono la Chiesa, solo la Chiesa. La Gmg è un’esperienza in cui si incontrano persone da tutto il mondo, si creano rapporti in un ambito valoriale, condiviso, di rispetto, di fraternità, di ascolto, di interesse, di cammino congiunto. Aspetti che inseriti in un sistema perfezionato nel tempo di catechesi, di ascolto del Papa, di musica, di cammino anche fisico creano una bomba vitale che può davvero indicare la direzione ai ragazzi facendo maturare le domande giuste, aiutando a trovare le risposte. Tanti giovani mi testimoniano come alcune delle amicizie più importanti, di legami poi diventati matrimoni siano nati in una Gmg. Sono i frutti, cioè le amicizie durature, le vocazioni, il ritrovare la volontà di portare avanti un progetto, a raccontare l’importanza di questa esperienza.