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La Giornata mondiale della gioventù ha fatto 13. Tredici come le tappe intorno al mondo (da Buenos Aires 1987 a Panama 2019) di un singolare pellegrinaggio che ha coinvolto tre Pontefici e tre generazioni di giovani, in oltre 30 anni di estensione temporale. Tutto già visto, dunque? Assolutamente no, perché la grande invenzione di san Giovanni Paolo II dimostra ogni volta una capacità di rinnovamento davvero sorprendente.
Prendete ad esempio quella che ci apprestiamo a vivere in questi giorni: nonostante la storia che la precede, può essere considerata la Gmg delle prime volte. Prima volta in Centro America, prima volta in un Paese così piccolo, prima volta in collaborazione con le nazioni vicine, prima volta con un santo patrono d’eccezione, monsignor Oscar Arnulfo Romero, fresco di canonizzazione. E soprattutto prima volta dopo un Sinodo dedicato ai giovani (tema mai trattato prima, da quando esiste questa Istituzione post-conciliare).
Il tredicesimo incontro mondiale nell’ambito delle 34 Gmg fin qui celebrate (le altre si sono svolte su base diocesana) sa dunque di “scommessa” vinta con la storia, perché non solo la Chiesa ha dimostrato di saper tenere il passo dei giovani, ma gli stessi giovani, con la loro sensibilità, hanno spesso indicato e suggerito alla Chiesa questioni e problemi da affrontare alla luce del Vangelo.
Una evidenza che viene ancor più allo scoperto passando in rassegna i temi portanti della Gmg panamense. Innanzitutto il collegamento con il Sinodo, anzi con la metodologia sinodale emersa dai lavori di ottobre. Non è difficile infatti prevedere che questo Incontro mondiale sarà una sorta di continuazione sul campo di quell’assise, la “riconsegna” ai giovani stessi del risultato principale dei lavori. Giovani come “luogo teologico” in cui scoprire l’esistenza di Dio, giovani non da colonizzare, ma da ascoltare e accompagnare in vista di un discernimento vocazionale (nel senso più ampio del termine). Con la Gmg di Panama, dunque, il Sinodo avrà una delle sue prime prove del nove. A cominciare da quel dialogo tra le generazioni che è raccomandazione costante del magistero di Francesco.
Non è da sottovalutare poi il messaggio che viene dalla stessa scelta del luogo. Panama è terra che congiunge il nord e sud dell’immenso e spesso contraddittorio continente americano. È canale che collega due oceani (Pacifico e Atlantico). In sostanza è il simbolo stesso di quei legami che vanno oltre ogni tipo di cesura. Perciò i giovani della Gmg si troveranno essi stessi nella condizione di fare da ponti in un mondo che ha riscoperto l’amara tentazione di costruire muri (Donald Trump ai confini del Messico, l’Europa arroccata su stessa, l’infinito conflitto israelo-palestinese, sono gli esempi più eclatanti).
La Giornata mondiale di Panama potrà così essere l’occasione propizia per affrontare il tema degli squilibri economici nord-sud, delle migrazioni («molti dei giovani presenti sono essi stessi dei migranti», diceva qualche giorno fa il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti), dell’ecologia alla luce della Laudato si’, dei frutti avvelenati della politica dello scarto (narcotraffico, delinquenza, violenza estrema), ma anche della speranza di una rinascita che a queste latitudini, come altrove, passa dalla pacificazione e dalla conversione dei cuori. Non è un caso che tra i momenti più significativi del viaggio papale ci siano le confessioni nel carcere minorile di Pacora e la visita agli ammalati di Aids alla Casa Hogar del Buen Samaritano. Quasi a voler ricordare che per i cristiani nessun uomo può essere mai scartato definitivamente.
Il tutto, infine, è tenuto insieme dal tema mariano della Giornata. Maria è sinonimo di ascolto della Parola e perciò di servizio ai fratelli. Nella Gmg che ha fatto 13, sembra suggerire il Papa, nessuna formula è più vincente di questo programma di vita, messo in pratica da una ragazza di 2000 anni fa e divenuto chiave di volta della Storia. È in pratica la “scommessa” di Dio sugli uomini di ogni tempo. Che Francesco da Panama ripropone ai giovani di tutto il mondo.