In piazza San Pietro il «grazie» per la beatificazione dell’Università Cattolica, dell’Azione cattolica italiane e delle Missionarie della Regalità di Cristo. «Ha saputo leggere i segni del suo tempo» - ANSA
Tre realtà ecclesiali riunite per ringraziare della beatificazione di Armida Barelli. Ma soprattutto l’occasione per offrire al mondo l’esempio di una donna che ha vissuto pienamente l’appartenenza alla Chiesa operando nel mondo. Insomma non solo una «donna capace di leggere i segni dei suoi tempi», ma anche vero e proprio «modello di leadership femminile in ambito ecclesiale e sociale» come ha sottolineato nel suo discorso papa Francesco all’udienza concessa all’Università Cattolica, all’Azione cattolica italiana e alle Missionarie della Regalità di Cristo venute a Roma proprio per ringraziare il Papa per la beatificazione di Armida Barelli (avvenuta nel Duomo di Milano il 30 aprile dello scorso anno), che tutte e tre le realtà celebrano come fondatrice.
E anche nel suo discorso il Pontefice rivolgendosi ai pellegrini, che hanno riempito piazza San Pietro, ha voluto sottolineare per ciascuna realtà un aspetto peculiare della beata, della quale era presente una reliquia posta nel palco al centro del sagrato della Basilica Vaticana.
All’Università Cattolica (che oggi celebra la sua 99ª Giornata nazionale voluta dalla Chiesa italiana sul tema “Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo”) papa Francesco ha consegnato il termine «generatività». «La Barelli è stata tessitrice di grandi opere e lo ha fatto realizzando una trama formidabile di relazioni, girando in lungo e in largo l’Italia e tenendo contatti con tutti» ha detto il Papa, sottolineando con tono preoccupato che «oggi non mancano, purtroppo, spinte di segno contrario, ossia de-generative. Sono molto dannose per la vita familiare, ma si possono osservare anche a livello sociale, nelle polarizzazioni e negli estremismi che non lasciano spazio al dialogo e hanno un effetto disumanizzante».
All’Azione cattolica (la Barelli fu la fondatrice della Gioventù femminile) il Pontefice ha indicato il termine «apostolato». «Risuona così ancora oggi l’invito della Beata a non accontentarsi di vivere in modo accomodante, adagiandosi tra compromessi e auto-assoluzioni – “non ce la faccio”, “non sono all’altezza”, “non ho tempo” e così via –, ma a vivere piuttosto da apostoli della e nella gioia» ha detto chiedendo agli associati di essere «laiche e laici con passione, appassionati del Vangelo e della vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e costruendo percorsi di fraternità per dare anima a una società più giusta, più inclusiva, più solidale».
Alle Missionarie della Regalità di Cristo, istituto secolare fondato dalla Barelli, il Papa ha lasciato il termine «consacrate nel mondo». «Il vostro, care sorelle, è un Istituto secolare femminile, e ciò chiama in causa le donne e la loro peculiare vocazione nella Chiesa e nel mondo. La beata Armida, con questa forma di vita, le ha promosse in modo nuovo, sull’esempio di tante donne testimoni del Vangelo lungo i secoli. Il modello che ha proposto anche nella vita consacrata è un’immagine nuova di donna, non da “tutelare” e tenere in disparte, ma da inviare a costruire il Regno, dandole fiducia» ha sottolineato papa Francesco riconoscendo che con la sua opera la beata Barelli «anticipò i tempi del Concilio Vaticano II, mettendo in pratica uno stile comunitario in cui donne e uomini, giovani e adulti, laici e sacerdoti, collaborano insieme per il fine apostolico della Chiesa, tutti insieme protagonisti della stessa missione in virtù del Battesimo».