«È un omaggio a tutta l’America Latina. Anzi all’intero continente. Non a caso, sabato, il Papa incontrerà i vescovi di varie parti del Sud e Centro America e perfino vari rappresentanti di Usa e Canada. Questo dà una dimensione continentale all’evento, sulla scia della riunione di Aparecida di cinque anni fa». Rodrigo Guerra López, 40 anni, direttore del prestigioso Centro de Investigación Social Avanzada di Santiago de Querétaro, è uno degli intellettuali messicani più noti nel panorama latinoamericano. Filosofo e cattolico, è da sempre uno strenuo difensore della vita e dei diritti umani. «Che poi sono la stessa cosa – afferma – non si può difendere il diritto all’esistenza senza battersi anche per il diritto di ogni uomo, donna o bambino affinché quell’esistenza sia degna e libera». Nei suoi numerosi saggi si è occupato di morale, dottrina sociale della Chiesa, bioetica. In tutti, esprime con forza il rifiuto di ogni fondamentalismo, religioso e laicista: «La fede è un atto di libertà». Per Guerra, la scelta di Benedetto XVI di visitare l’America Latina, mentre si chiudono le celebrazioni per il Bicentenario dell’indipendenza, dà al viaggio una cifra unica.
Perché è tanto importante il momento scelto dal Papa per visitare il continente?L’indipendenza dell’America Latina non si realizza in un unico anno. Il Messico, ad esempio, ha celebrato il suo Bicentenario nel 2010. Altri Paesi l’hanno fatto in date posteriori. L’importante, però, è sottolineare – come hanno fatto i vescovi messicani e latinoamericani nella lettera sul Bicentenario – che l’indipendenza è un processo continuo. Non si ottiene in un momento determinato e vale per sempre. Il messaggio dei vescovi è illuminante: tutti noi siamo chiamati a completare quel processo, imparando a vivere la libertà e ad affrancarci dalle nuove schiavitù che ancora pesano sul continente.
A che cosa si riferisce?Alla violenza e al crimine organizzato, che trasformano le nazioni latinoamericane in campi di battaglia. Alla diseguaglianza e all’ingiustizia, che consentono alla violenza di dilagare. Alla mancanza di opportunità per i giovani, che fanno perdere loro la speranza.
Che cosa si aspetta l’America Latina, dunque, dalla venuta del Papa?La fede è la via autentica per la liberazione dei popoli. Il Papa, col suo messaggio evangelico, ci aiuterà a trovare nuovi cammini di libertà. E nuovi percorsi di sviluppo basati sulla giustizia, affinché le persone possano realizzare il loro futuro. E perché i giovani non si sentano traditi.
In Messico 7,7 milioni di ragazzi non studiano né lavorano. Una facile preda per il crimine organizzato.I giovani si avvicinano ai cartelli della droga perché delle condizioni strutturali ingiuste impediscono loro di trovare opportunità di crescita e promozione sociale.
Si parla anche di una crisi di valori.Certo. I colpevoli di questa crisi non sono però i giovani. Dipende da noi adulti e dalla nostra incoerenza. I valori di cui parliamo non trovano posto nella nostra vita quotidiana. Per questo i giovani li rifiutano.
Si parla anche di un calo nel numero dei cattolici.Questo purtroppo è un fatto. Dovuto secondo me a due fattori: uno è la secolarizzazione che interessa da tempo il continente. L’altro è interno alla Chiesa ed è stato affrontato dai vescovi ad Aparecida. In America Latina il processo di evangelizzazione è stato portato avanti grazie alla Vergine Maria e dalla religione popolare. Quello che affascina i fedeli del continente è l’incontro con Gesù. Spesso, invece, si trasmette il Vangelo solo come un insieme di regole morali. Non è questa la sua forza dirompente. Si deve «ripartire da Cristo», dalla sua straordinarietà di uomo e Dio, come hanno detto i vescovi ad Aparecida.
Perché Maria ha avuto un ruolo centrale nell’evangelizzazione dell’America Latina?L’evangelizzazione del continente inizia in modo effettivo dopo il 1531, con l’apparizione della Vergine di Guadalupe a un povero indio messicano. Prima le conversioni era state pochissime. E questo per la brutalità che caratterizzava la conquista. È Maria a capovolgere la spirale di violenza, presentandosi all’indigeno Juan Diego come sua madre. Solo allora, quando indios e spagnoli comprendono di avere una madre comune, può cominciare l’evangelizzazione. E la fusione tra europei e nativi, da cui nasce la civiltà latinoamericana. Quest’ultima è una conseguenza del perdono insegnatoci da Maria. È stata lei a trasformare lo scontro in incontro.
Crede che il messaggio del Papa in Messico sarà importante anche per i non credenti?Il Papa viene a ricordare a tutti i messicani, al di là dell’appartenenza religiosa, ciò di cui più hanno bisogno: che esiste la speranza. E che il male e l’ingiustizia non hanno mai l’ultima parola.