Statua della Madonna di Lourdes in Vaticano
«La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale». Sono le parole della bolla Ineffabilis Deus, con cui Pio IX proclamava nel 1854 il dogma dell’Immacolata Concezione. Atto supremo che veniva a porre il sigillo su una storia di fede e di discernimento plurisecolare.
Il sensus fidei fidelium
«Un fatto chiaro si evince dalla storia del dogma dell’Immacolata Concezione» scriveva il religioso montfortano e mariologo Stefano De Fiores, «la precedenza del senso cristiano popolare, intuitivamente a favore del privilegio mariano, sulla teologia a lungo ondeggiante pro o contro di esso e sul magistero che si pronuncia in forma definitiva solo nel 1854». Un sensus fidei fidelium nutrito fin dall’inizio dai misteriosi passi dell’Antico Testamento letti in chiave profetica (il “protovangelo” della Genesi, «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» o il «Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia» del Cantico dei Cantici) e dai passi del Nuovo Testamento come il «piena di grazia» dell’Annunciazione.
Fino al Concilio di Nicea (325) non si hanno pronunciamenti precisi sull’assenza di peccato ab initio di Maria, ma i Padri della Chiesa esaltano la «Tuttasanta», riflettendo l’altissima idea che il popolo cristiano aveva di lei. È in Oriente che crescono le attestazioni. Se Sofronio di Gerusalemme, tra VI e VII secolo, la celebra come «libera da ogni sozzura del corpo, dell’anima e del pensiero», il monaco bizantino Teodoro Studita nell’VIII secolo parla dell’assenza di peccato a cui Dio aveva predestinato la Vergine, ripreso in questo dal patriarca di Costantinopoli Fozio.
La svolta di Duns Scoto
In Occidente l’attenzione teologica si risveglia a partire dal XII secolo con la diffusione della festa della Concezione della Vergine, suscitando intensi dibattiti. Se san Bernardo di Chiaravalle e san Tommaso d’Aquino sono contrari a considerare Maria preservata alla nascita dal peccato di Adamo, è nel campo francescano che si erge una voce che segnerà una svolta a “favore” dell’Immacolata Concezione. È quella del beato Duns Scoto, che elabora la spiegazione della cosiddetta «redenzione preventiva», secondo cui Maria rappresenta il capolavoro della redenzione operata da Cristo, perché la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolgono e diffondono con entusiasmo questa dottrina. Da quel momento, non soltanto la gente semplice e pia, ma anche i dotti e i sapienti aderiscono con maggior slancio alla convinzione che la Madonna sia nata Immacolata.
La divergenza sul punto fra i due storici ordini mendicanti e “mariani”, Francescani appunto e Domenicani, è rimasta nella memoria della Chiesa, anche se non va esagerata. Sant’Alfonso Maria de Liguori, grande difensore dell’Immacolata Concezione, in una sua breve opere sui critici di questa posizione teologica contava 92 teologi domenicani «macolisti» (ossia contrari alla Concezione senza macchia della Madonna) e 137 «immacolisti».
Apparizioni
Un grande impulso a che la Chiesa riconosca dogmaticamente l’Immacolata Concezione viene nell’800 da una serie di apparizioni mariane. A santa Caterina Labouré nel 1830 appare l’Immacolata, mentre una voce le chiede di far coniare una medaglia che riproduca la visione. Nel 1842, l’Immacolata della Medaglia Miracolosa appare nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte a Roma ad Alfonso Ratisbonne, giovane di origine ebraica, ateo e anticlericale, che si converte divenendo poi sacerdote.
Nel 1858 la Madonna appare a santa Bernardette Soubirous, ancora una volta in Francia, a Lourdes, presentandosi con le parole «Io sono l’Immacolata Concezione». Caterina Labouré, apprendendo la notizia, commenta: «È la stessa nostra Immacolata!».
Il cavaliere dell’Immacolata
Smisurata è la lista dei santi devoti all’Immacolata. Fra tutti, nel Novecento, merita una menzione particolare san Massimiliano Maria Kolbe, francescano conventuale polacco, martire ad Auschwitz, fondatore dell’associazione Milizia di Maria Immacolata, mosso dal proposito diventare «una cosa esclusiva, incondizionata, assoluta, irrevocabile dell'Immacolata». Kolbe che ci ha lasciato pagine di teologia quasi “lirica” sul tema, come questa:
«Se fra le creature una sposa assume il nome dello sposo per il fatto che appartiene a lui, si unisce a lui e, in unione con lui, diviene fattore creativo di vita, a maggior ragione il nome dello Spirito Santo – “Immacolata Concezione” – è il nome di colei in cui egli vive come Amore che è principio di vita in tutta l’economia soprannaturale».
La visita del Pontefice in Piazza di Spagna
Anche quest’anno si rinnova la visita del Papa all’Immacolata, presso la statua a lei dedicata in piazza di Spagna a Roma. La tradizione di questo gesto del Pontefice risale al 1953. L’8 dicembre di quell’anno Pio XII (vedi video sotto) si recò in piazza di Spagna nel corso della cerimonia di apertura dell’Anno Santo mariano, voluto per celebrare i 100 dalla proclamazione del dogma.