Un «segno profetico», che ha parlato «della profonda comunione tra le Chiese del Sud», e dire «a tutti con chiarezza che la speranza non è morta, ma vuole solo essere rinverdita, vuole risorgere». E, insieme, tappa di un percorso «non fine a se stesso, ma che vuole essere parte di un cammino di tutta la Chiesa italiana», con la speranza, nel medesimo tempo, «di creare tra noi qualcosa che continui». È con queste parole che il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha chiuso le due giornate di lavori del convegno 'La Chiesa nel Sud, le Chiese nel Sud', conclusosi con la consegna ai quasi quattrocento partecipanti, tra i quali circa settanta vescovi, del Messaggio che pubblichiamo integralmente in questa pagina. «Quello che ci auguriamo è che il nostro lavoro possa essere utile per arrivare ad avere un documento nazionale, a vent’anni da quello del 1989. Per parte nostra – ha ribadito – troveremo sicuramente modalità e forme per continuare la collaborazione tra le Chiese del Sud, com’è avvenuto prima, in fase di preparazione, e durante questo convegno ». Per il porporato, che con i presidenti delle altre cinque regioni ecclesiastiche del Mezzogiorno ha tenuto una breve conferenza stampa al termine dei lavori, dall’incontro di Napoli sono scaturiti «stimoli forti» che, adesso, «dovremo riportare nelle nostre Chiese locali». «Se pensiamo al Convegno come a una realtà aperta – ha aggiunto – e che arriverà a coinvolgere tutti i vescovi italiani, capiamo che si è aperta una stagione nuova per continuare a lavorare e ad affrontare le sfide che ci attendono». Proprio a proposito delle 'occasioni' per iniziare a trasferire quanto emerso in questi giorni nella realtà ecclesiale, l’arcivescovo di Bari monsignor Francesco Cacucci ha annunciato che «stiamo preparando un convegno regionale sul laicato », con l’obiettivo concreto di cercare le strade «per superare l’incapacità di collegare fede e impegno nella storia», anche con la consapevolezza che «oggi le Chiese del Sud registrano una vivacità superiore al passato, ma bisogna fare un passo ulteriore». Vivacità, ha chiosato ancora Sepe, che il convegno ha ampiamente dimostrato soprattutto «per come ha sottolineato l’urgenza dell’impegno dei laici, i quali, i giovani specialmente, devono riappropriarsi di uno spazio che è loro». Quanto alla domanda sul perché, nel messaggio finale, manchi un esplicito appello alla politica, di nuovo Cacucci ha posto in evidenza il fatto che «ci siamo rivolti a tutti i nostri fratelli e sorelle, e anche i politici sono nostri fratelli e sorelle ». Del resto, ha rilevato l’arcivescovo di Potenza monsignor Agostino Superbo, «quei politici che si rivolgono alla Chiesa esclusivamente per elemosinare voti dovrebbero solo vergognarsi».
Ecco il messaggio finale del Convegno «Chiesa nel Sud, Chiese del Sud» elaborato al termine dei lavori.«Ma Pietro gli disse: 'Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!'» (At 3,6). Fratelli, uomini e donne del Sud, Non nascondiamo le difficoltà del tempo presente nella congiuntura delicata che attraversiamo, e sappiamo che tali difficoltà si aggiungono alle storiche ferite del Meridione. Quotidianamente le tocchiamo con mano nell’ascolto e nella consuetudine, che abbiamo con voi. Le nostre comunità ecclesiali sono infatti pienamente attraversate dalle sto- rie dei singoli e dalle vicende dei nostri popoli visitati dalle crisi economiche, affettive e sociali, che arrivano a mettere in ginocchio la fiducia dei genitori, dei giovani e dei lavoratori. Ogni giorno in tanti bussate alle nostre porte per ritrovare la parola persa del conforto e del significato dei nostri giorni. Come Pietro ci sentiamo poveri e soffriamo della vostra sofferenza. La vostra mancanza provoca il cuore di noi Pastori, incapaci di moltiplicare il pane delle mense; abbiamo tuttavia il coraggio della nostra fede che grida: 'Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!' Solo nel Maestro ritroviamo la parola significativa che rende possibile di portare oltre lo sguardo; con Lui riusciremo a rendere feconde le storiche ricchezze che il Signore Dio ci ha donato: patrimonio di bellezza, di solidarietà e di accoglienza. Forse non sempre siamo riusciti ad essere buoni custodi con voi di questi doni, ma insieme vorremmo ritrovare le nostre radici, il nostro patrimonio umano e spirituale, per offrirlo non solo alle nostre genti ma all’intero Paese, all’Europa e ai Sud del mondo che come noi cercano un sole di speranza. Siamo confortati dalla piena sintonia che avvertiamo con l’intera Chiesa italiana.
Vorremmo che la speranza del Sud fosse la speranza del Paese. Per ritrovare pienamente noi stessi bisogna però correggere alcune distorsioni, insinuatesi nei nostri stili di vita: la fede deve essere nettamente coerente con la vita. Come permettere che ci sia ancora distanza tra culto e storia, tra scelta credente e vita concreta, nel lavoro e nelle professioni, nella famiglia, nell’economia e nella politica? I laici che ancora numerosi vivono le comunità e le associazioni dovranno maggiormente dare ragione della speranza che è in loro nei luoghi che quotidianamente vivono, uscire cioè dalle mura del tempio per incarnare nella società il Vangelo di Cristo. Quello che noi abbiamo, vi passiamo. Ma cosa abbiamo? Parrocchie vivaci, associazioni, movimenti e volontariato generoso e attivo, una parola che ancora unisce gran parte della popolazione in una società che tende alla disgregazione. Questo è il nostro patrimonio; questo offriamo per ritrovare le nostre radici di comunione e di fraternità. Desidereremmo quasi un nuovo patto per ritrovare insieme la passione civile, fondata per parte nostra sulla fiducia nell’uomo che il Vangelo esprime, quasi un tessuto connettivo nel quale tutti possano esprimere liberamente se stessi. La voce di Cristo ci suggerisce di condividere anche il poco che abbiamo: per questo offriamo gli spazi, le intelligenze, l’esperienza, l’impegno educativo, e oseremo dire la nostra stessa vita per costruire insieme un mondo migliore per i nostri figli. La generosità che come meridionali ci caratterizza, vorremmo passasse dall’emozionale ad una costante strutturale. Anche noi Vescovi, uomini del Sud come voi, sentiamo forte l’invito di Pietro: Alzati e cammina! Con voi siamo pronti a camminare insieme. Dalla «due giorni» delle Chiese del Sud che si è conclusa ieri a Napoli è venuto l’appello a un nuovo protagonismo dei laici nella vita delle comunità cristiane