Don Tonio Dell'Olio - ANSA
Memoria e perseveranza. Sono i due princípi che compongono il perimetro della Giornata di preghiera e digiuno indetta dal Papa. L’iniziativa odierna, cui sono invitati gli esponenti delle altre religioni, arriva all’indomani dell’analogo evento del 17 ottobre scorso e nell’anniversario di Assisi 1986. Il 27 ottobre di 37 anni fa, infatti, la città di san Francesco ospitò lo storico incontro interreligioso promosso da Giovanni Paolo II. «Non era mai capitato che i leader delle fedi più diverse diffuse sulla faccia della terra potessero dipingere con i propri colori la preghiera per la pace – sottolinea don Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi –. È stato inaugurato un cammino nuovo perché da quel momento in poi, in modo ancora più determinato, le religioni hanno messo fra parentesi il tradizionale confronto dottrinale destinato a creare ulteriori fratture dolorose e hanno assunto l’impegno di mettersi insieme al servizio dell’umanità, ovvero a servizio del sogno di Dio per le sue creature».
Invece qual è il senso dell’appuntamento odierno?
Credo che si debba comprendere dentro la categoria spirituale dell’intercessione. L’inter-cedere alla maniera in cui la proponeva il cardinale Martini indica la scelta di stare in mezzo. La preghiera e il digiuno chiedono di mettere tra i due contendenti l’anima e il corpo e nello stesso tempo presentano una preghiera di intercessione verso Dio. Certamente questo avviene sul piano squisitamente spirituale e non esclude (semmai rafforza) l’impegno diplomatico della mediazione.
L’evento promosso dal Papa arriva a pochi giorni dal precedente del 17 ottobre. Significa che l’uomo non viene ascoltato?
Significa piuttosto dare corso all’insegnamento evangelico di pregare senza stancarsi mai. Non è l’uomo a non essere ascoltato da Dio ma semmai questi a non essere ascoltato dagli uomini. La pace, ricordava don Tonino Bello, è un dono a Denominazione di origine controllata e viene da Dio. Sono gli uomini a non aprirsi al dono. È come acqua che cade dal cielo ma che non viene raccolta e trasportata in tutti i luoghi della terra.
Tornando al 1986, sulla scia di quella giornata è stata avviata l’iniziativa “Spirito di Assisi”. Di cosa si tratta?
San Giovanni Paolo II, ogni volta che si riferiva allo sforzo congiunto delle fedi per la pace, lo qualificava come “spirito di Assisi” e questo da una parte ci ha fatto comprendere che la scelta di Assisi era tutt’altro che casuale e che faceva riferimento allo slancio di Francesco di andare disarmato verso il sultano Melik Al-Kamil all’epoca delle crociate e di Chiara di pararsi di fronte ai saraceni con un’intercessione eucaristica a favore della salvezza della città di Assisi. Tra i violenti e la città, Chiara pone il suo proprio corpo, il corpo di Cristo e la sua preghiera. Dall’altra parte l’iniziativa di Giovanni Paolo II indicava una vera e propria strada, un processo, piuttosto che un evento. Per questa ragione abbiamo cominciato a proporre un’intenzione di preghiera il 27 di ogni mese accendendo i riflettori su un conflitto in corso nel mondo, per i diritti umani minacciati, per il creato. Ma la vera novità è che questo invito, tradotto in tante lingue, raggiunge tantissime comunità di fede cristiane e non cristiane. Ciascuno prega secondo la propria tradizione e da ogni tempio, moschea, sinagoga, chiesa, casa… sale a Dio l’invocazione e la supplica e si prende consapevolezza di tante ferite che talvolta sono guerre dimenticate, piaghe non rimarginate, sofferenze che chiedono di farsi voce verso Dio e verso gli uomini.
In che modo lo spirito di Assisi evocato da Giovanni Paolo II può essere attuale oggi?
Si potrebbe dire, con i discepoli di Emmaus, “noi speravamo…” e intanto i conflitti continuano a insanguinare la terra e a diffondere il virus dell’odio. Per queste ragioni è necessario moltiplicare ogni sforzo per alimentare questa falda non visibile che pure irriga tanti segni di speranza che, come spesso succede, non fanno rumore. Chiediamo la conversione dei cuori dei potenti che dichiarano le guerre, ma anche la spogliazione dalle armi che producono miseria e morte e “dell’economia che uccide” e di un nuovo patto con il creato di cui siamo parte.