Che tra la Madonna e il Papa il rapporto fosse molto stretto, lo si era capito già la mattina del 14 marzo. «Dal sarto? Macché, prima si va dalla Madonna», disse, deciso, all’alba del suo primo giorno di pontificato, e alle otto era alla basilica di Santa Maria Maggiore, davanti all’altare della Vergine. Allo stesso modo nel suo viaggio in Brasile al programma originario Francesco ha aggiunto come prima tappa, come una visita urgente e dovuta, Nostra Signora di Aparecida, il più venerato santuario mariano del Paese; e qui, come Giovanni Paolo II a Guadalupe nel 1979 e Benedetto XVI a Monaco nel 2006, ha affidato se stesso e il suo pontificato a Maria.Aparecida è un luogo che ha segnato la storia personale di Bergoglio quando, nel 2007, qui coordinò i lavori della V Conferenza generale dell’episcopato dell’America latina. Ha ricordato ieri: «I vescovi si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna: quella Conferenza è stata un grande momento di Chiesa». Ed è sembrato che Francesco volesse tornare dove, benché avesse già 71 anni, ha iniziato a prendere forma il suo futuro destino; là dove la Chiesa latinoamericana ha forse cominciato a intravedere in Bergoglio l’uomo che poteva portare a Roma un nuovo slancio missionario. Perché la sfida di Aparecida stava, come l’allora arcivescovo di Buenos Aires dichiarò alla rivista "30 giorni", in poche parole: «Per rimanere fedeli, bisogna uscire. Rimanendo fedeli si esce. Questo dice in fondo Aparecida. Che è il cuore della missione». E dunque Jorge Mario Bergoglio è tornato. Nel luogo in cui, come traendo energie dalla pietà popolare che attorno al santuario recitava il Rosario, la Chiesa latinoamericana aveva ritrovato vigore. Nella materna ombra della icona bruna venerata qui dal Settecento, quando tre pescatori trovarono nelle reti quella statua mutilata, col volto scuro come gli indios; e sembrò loro il volto di un popolo schiavizzato.Ma c’è da sempre, fedele, accanto al Papa questa ombra mariana che lo accompagna. «Credo in Maria, mia madre, che mi ama e mai mi lascerà solo», scriveva nel suo personale "Credo", nel 1969. Un dialogo così concreto da correre da lei la mattina dopo l’elezione; e da recitare ogni giorno i Misteri del Rosario, dopo aver visto, negli anni Ottanta, Giovanni Paolo II in ginocchio, assorto, quasi rapito nel colloquio con Maria.Quella madre si era parata davanti a Bergoglio anche negli anni in cui studiava in Germania, nella forma di una inconsueta icona mariana ad Augsburg, detta la "Madonna che scioglie i nodi": una Vergine raffigurata nell’atto di districare i nodi di lunghi nastri che gli angeli le porgono. Immagine che lo affascinò tanto, che la fece copiare e porre in una chiesa argentina. Quasi che in quel gesto ritrovasse la Madonna, esattamente come la avvertiva accanto a sé: una madre che con generosità e pazienza dipana i grovigli del cuore degli uomini, quelli che il prete Bergoglio conosceva bene.E anche della «Lumen fidei», l’enciclica ereditata da Papa Benedetto XVI, le ultime righe al cinquattottesimo paragrafo sono per Maria, «Colei che ha creduto». E ieri pure, l’ultima domanda alla folla è stata: «Può forse una madre dimenticarsi di suo figlio?». No, una madre non può. E il Papa sembra uno che da tutta la vita sperimenta questa certezza: per niente toccato da quella sufficienza per la devozione mariana che si respirava nei decenni passati. «Rimanendo fedeli, si esce»: il cuore della sfida missionaria per Francesco si è fatto chiaro in un santuario mariano. Mentre da fuori arrivavano gli echi dei rosari recitati dal popolo. E – Francesco ne è certo e noi con lui – non per caso.