venerdì 28 giugno 2024
Ricevendo una delegazione del patriarcato ortodosso di Costantinopoli, Francesco ha espresso il desiderio di recarsi nei luoghi dove si svolse il primo Concilio ecumenico della storia del 325
Il Papa con i membri della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli

Il Papa con i membri della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli - Vatican Media

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Il prossimo anno saranno 1700 anni dal primo Concilio ecumenico della storia, quello di Nicea, e proprio in vista dell’anniversario papa Francesco ha espresso il desiderio di recarsi in visita ai luoghi dove si tenne questo fondamentale evento della storia della Chiesa. Un auspicio espresso durante l’udienza con una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo. A invitare il Papa, d’altra parte, è stato lo stesso patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, al quale è andato il ringraziamento di Francesco: «È un viaggio che desidero fare, di cuore», ha detto durante l’udienza.

Nicea oggi si chiama İznik, ed è una città affacciata sull’omonimo lago, in Turchia, conta poco più di 22mila abitanti e si trova a 130 km a sud-est di Istanbul. È qui che nel 325 l’imperatore Costantino decise di convocare tutti i vescovi per affrontare quella che al tempo – ad appena 12 anni dalla guadagnata libertà di culto per i cristiani nell’Impero – era la questione più importante per la vita della Chiesa: la diffusione dell’arianesiamo. Il tema era di tipo dottrinale – il sacerdote Ario affermava che Gesù di fatto era un “essere inferiore” rispetto a Dio – ma aveva delle profonde implicazioni nella vita pubblica della Chiesa e quindi nei rapporti con l’autorità imperiale. Da quel Concilio ne uscì il Credo niceno, il testo che ancora oggi si recita a Messa (con le integrazioni poi del Concilio di Costantinopoli del 381): in particolare viene affermato che Cristo non fu creato ma “generato”, della stessa sostanza del Padre. In poche parole a Nicea si affermò una volta per tutte che Cristo era davvero Dio.

Oggi Nicea è ancora meta di pellegrinaggio e turismo religioso, anche perché nel 787 vi si tenne il secondo Concilio di Nicea, che si tenne nella Basilica di cui sono stati trovati i resti sul fondo del lago. Il primo Concilio, invece, si tenne alla presenza di 300 vescovi nel palazzo imperiale. Citando questa città turca, però, il Papa ha voluto ricordare un fondamento comune che unisce cattolici e ortodossi, perché quel lontano evento si tenne in un’epoca in cui non c’era divisione tra Oriente e Occidente cristiano.

Nel suo discorso alla delegazione, d’altra parte, Francesco ha voluto ricordare anche tutti gli sforzi messi in campo per ritrovare l’unità tra cattolici e ortodossi. Quest’anno, come sottolineato dal Papa, si sono ricordati ad esempio i 60 anni dallo storico incontro tra Paolo VI e il patriarca Atenagora. «Dieci anni fa, nel maggio 2014, il patriarca ecumenico sua santità Bartolomeo ed io ci siamo recati pellegrini a Gerusalemme, per commemorare il 50° anniversario di quello storico evento», ha ricordato il Papa.

Ricordando l’incontro di Gerusalemme, ha aggiunto il Pontefice, «il pensiero va alla drammatica situazione che oggi si vive in Terra Santa. Proprio in seguito a quel pellegrinaggio, l’8 giugno 2014, sua santità Bartolomeo e io, alla presenza anche del Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, sua beatitudine Teofilo III, abbiamo accolto nei Giardini vaticani il compianto presidente dello Stato d’Israele e il presidente dello Stato di Palestina, per invocare la pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo. A distanza di dieci anni, la storia attuale ci mostra in modo tragico la necessità e l’urgenza di pregare insieme per la pace, perché questa guerra finisca».

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