Papa Francesco, in ritiro ad Ariccia,
segue con preoccupazione la situazione in Siria e prega per la
popolazione civile e per la minoranza cristiana, dopo che l'avanzata dei jihadisti dell'Is nel nord-est ha fatto terra bruciata di vari villaggi abitati da cristiani:
sono saliti a circa 220 i cristiani catturati dai miliziani. "È chiaro che il Papa vive
continuamente pensando a noi, pensando alla situazione dei
cristiani e pensando alla situazione di tutta questa gente che
soffre. È continuamente informato e la sua preghiera è sempre
in sintonia con la sofferenza di questa gente e dei cristiani in
particolare", dice alla Radio Vaticana il nunzio apostolico a
Damasco, monsignor Mario Zenari.
"Naturalmente questi fatti causano paura, soprattutto nei
gruppi minoritari che sono i più esposti, che sono sempre stati
l'anello più debole della catena e questi fatti non aiutano per
niente la fiducia nel futuro - prosegue il nunzio -. Già da
tempo la comunità cristiana vive in questa situazione di
tensione e si può ben capire. Però direi che, al di là dei
cristiani, tutta la gente ha paura di questi avvenimenti,
soprattutto di quelli che accadano in queste zone sotto il
controllo di questi jihadisti. Non solo i cristiani, ma tutta la
gente teme, ha paura e se può scappa".
Secondo mons. Zenari, i cristiani si sentono abbandonati
dalla Comunità internazionale. "Questa è un pò la percezione
che vedo qui nella gente in genere e nei cristiani in
particolare - spiega -. Non vedono purtroppo risultati
tangibili. E un pò si può capire questa lamentela".
Alla domanda su cosa si possa fare per fermare l'avanzata dei
jihadisti, il nunzio sottolinea che "qui la comunità
internazionale sta già cercando di attuare alcune linee.
Occorrerà ancora continuare su questa strada, con l'unità degli
sforzi e delle misure della Comunità internazionale. Già alcune
misure sono state adottate, come quella di tagliare i
rifornimenti che arrivano a questa gente, i conti bancari, il
petrolio - osserva -; o quella di fermare coloro che sono stati
presi nel giro di questa ideologia e che magari dall'Europa si
recano in queste zone. Quindi varie misure. Bisogna cercare di
fermare questa situazione".
Per Zenari, inoltre, in Siria "quella che descrivono ormai da
tempo la Comunità internazionale e le Nazioni Unite è una delle
catastrofi umanitarie più gravi dopo la Seconda Guerra Mondiale.
E questo è sotto gli occhi di tutti! Bisogna fermare e risolvere
la situazione del conflitto civile, ma allo stesso tempo anche
fermare l'avanzata di questo califfato".
"Ci sono due fronti e uno è più grave dell'altro - aggiunge
il nunzio apostolico -. C'è il fronte della guerra civile, che
dura ormai da quattro anni e fra tre settimane entreremo nel
quinto anno di guerra civile: questa ha causato più di 200 mila
morti, più di un milione di feriti, più di 7 milioni di sfollati
interni e 4 milioni di rifugiati. Non bisogna neanche
dimenticare i danni e i morti che avvengono ogni giorno, gli
sfollati e i rifugiati che causa ogni giorno la guerra civile.
In più ci sono questi fatti così atroci e terribili nelle zone
sotto il controllo del califfato. Non bisogna dimenticare i due
fronti che, purtroppo, sono uno peggio dell'altro".