È dedicato alla «generazione digitale» il messaggio di Benedetto XVI per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il prossimo 31 maggio e ha per tema “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. «Le nuove tecnologie digitali – scrive il Papa – stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani»: cambiamenti che «sono particolarmente evidenti tra i giovani», i quali si sentono «a loro agio in un mondo digitale che spesso sembra invece estraneo a quanti di noi, adulti, hanno dovuto imparare a capire ed apprezzare le opportunità che esso offre per la comunicazione». Tali tecnologie, prosegue il messaggio, hanno uno «straordinario potenziale» e «sono un vero dono per l’umanità», a condizione che «i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile».Benedetto XVI ha parlato di una «nuova cultura della comunicazione»: il fatto che cellulari e computer, grazie anche alla «portata globale e alla capillarità di internet», permettono di superare le barriere spazio-temporali e «inviare, in modo istantaneo, parole ed immagini ai più lontani ed isolati angoli del mondo» è una «possibilità impensabile per le precedenti generazioni», che porta «molti benefici»: «le famiglie possono restare in contatto anche se divise da enormi distanze, gli studenti e i ricercatori hanno un accesso più facile e immediato ai documenti, alle fonti e alle scoperte scientifiche e possono, pertanto, lavorare in équipe da luoghi diversi diversi», sono rese possibili «forme più dinamiche di apprendimento e di comunicazione, che contribuiscono al progresso sociale». In questa “nuova cultura”, aggiunge il Papa, emerge un «desiderio di comunicazione e amicizia» che tuttavia «è radicato nella nostra stessa natura di esseri umani e non può essere adeguatamente compreso solo come risposta alle innovazioni tecnologiche». Tale “desiderio fondamentale delle persone di entrare in rapporto le une con le altre”, «alla luce del messaggio biblico», va «letto come riflesso della nostra partecipazione al comunicativo ed unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’unica famiglia».