venerdì 19 aprile 2019
Incontro con il francescano che vive il suo ministero nella stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino. Amico di ferrovieri, viaggiatori e poveri
Padre Pier Giuseppe Pesce nella stazione di Porta Nuova a Torino (Juzzolino)

Padre Pier Giuseppe Pesce nella stazione di Porta Nuova a Torino (Juzzolino)

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Vive il suo ministero tra i binari o nella cappella della stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino. A chi lo avvicina per una confessione, per una benedizione, o un saluto, un consiglio spirituale, non si sottrae mai perché si dice convinto che il suo essere qui nella veste di “cappellano di stazione” rappresenti il «segno che Dio è ovunque e ovunque si può portare la sua misericordia». È la storia del frate minore francescano Pier Giuseppe Pesce, classe 1930, che ha scelto da quattro anni come avamposto di evangelizzazione, su mandato dell’arcidiocesi di Torino, una piccola chiesa, andata in disuso, collocata in fondo al binario 20. «Un luogo bellissimo e carico di storia – racconta orgoglioso – dove cerco di portare la Parola di Dio e far sentire la Sua voce in mezzo a questo frastuono».

Tra i fedeli ci sono anche i clochard e i clienti dei negozi della stazione. E mercoledì il religioso francescano ha celebrato, per la prima volta, la Messa di Pasqua per ferrovieri e viaggiatori nella sala d’attesa della famiglia reale. Un gioiello nascosto: una sala affrescata concepita nel 1861, anno dell’Unità d’Italia. Destinata alla prima classe, veniva usata anche dai Savoia. Normalmente non è accessibile. Per l’occasione, vista la solennità del momento, è stata letta anche la “preghiera dei viaggiatori” composta proprio da fra’ Pier Giuseppe. Una sfida la sua di essere qui permanentemente con questo ministero particolare aperto a tutti grazie anche al sostegno della direzione e del management della stazione. «Devo dire che anche da parte del gruppo dirigente di Porta Nuova – spiega – ho avvertito un rispetto. Quindi nessun pregiudizio ideologico verso tutto ciò che rappresenta il sacro. E sono venuti incontro a tante mie richieste».

Tra le scommesse vinte anche una in particolare: che ogni domenica dall’altoparlante (lo stesso usato per l’annuncio dei treni regionali e dei Frecciarossa) arrivi l’invito alla Messa. Un altro sogno? «Beh sarebbe bello – confida – che ai ferrovieri possano vedersi riconosciuta l’ora dedicata alla celebrazione eucaristica come ora di lavoro».

Nel corso di questi anni per molti macchinisti e uomini e donne del personale di Trenitalia come di Italo è diventato un confidente. «Mi capita – dice il frate con un passato accademico come docente di teologia morale alla Pontificia Università Antonianum di Roma e di giudice della Sacra Rota – di celebrare anche i funerali per alcuni di loro...».

Ogni mattina fra’ Pier Giuseppe lascia il convento di San Bernardino per recarsi qui. E grazie alla sua presenza tra le carrozze come negli uffici dei controllori è avvenuta la benedizione di ogni anfratto della stazione che non veniva fatta da metà Anni ’90. Ma questa vocazione di prete amico dei ferrovieri ha radici antiche. Da molti anni padre Pesce è il vice-postulatore della causa di beatificazione di Paolo Pio Perazzo, “il ferroviere santo” e terziario francescano, che fu anche sindacalista, con una storia simile a molti santi sociali torinesi.

«Ho scelto di tornare a Torino anche per questo – spiega – sapendo che nella città del Perazzo mancava un cappellano». E proprio al dirigente delle ferrovie, oggi venerabile, vissuto tra il 1846 e il 1911, il religioso ha dedicato un’agile biografia Venerabile Paolo Pio Perazzo. Un ferroviere testimone del Vangelo alla scuola di san Francesco d’Assisi (Edizioni Ldc-Velar, pagine 48, euro 3,50). Cappellano dunque nel solco di una grande figura. «Spero che venga presto fatto santo. Credo che il suo esempio di uomo di fede e carità – è l’augurio finale – mi aiuti nel cercare di evangelizzare il “popolo dei binari” e di essere come lui amico di tutti, in particolare dei poveri».

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