Il cardinale John Henry Newman
La Chiesa avrà presto cinque nuovi santi. Il 13 ottobre infatti durante il Sinodo per l’Amazzonia, il Papa canonizzerà il cardinale John Henry Newman, fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra, Giuseppina Vannini, fondatrice delle Figlie di San Camillo; Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, fondatrice della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia; Dulce Lopes Pontes, della Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio; Margarita Bays, Vergine, del Terzo Ordine di San Francesco d’Assisi. Lo ha annunciato lo stesso Pontefice in latino, durante il Concistoro pubblico per la canonizzazione dei cinque nuovi beati.
Ex anglicano, anticipatore del Concilio
Il più noto dei nuovi santi è certamente il cardinale inglese John Henry Newman (1801-1890), figura ponte tra cattolici e anglicani, anticipatore del rapporto fra fede e ragione e di alcuni degli argomenti al centro del Concilio Vaticano II, fra cui la valorizzazione del laicato, la sfida educativa e il dialogo ecumenico Già presbitero anglicano, poeta e scrittore, passato al cattolicesimo fu ordinato prete diffondendo sul suolo britannico la società di vita apostolica degli Oratoriani, di cui era entrato a fare parte. Creato cardinale nel 1879 da Leone XIII, morì l’11 agosto 1890. Lo aveva beatificato Benedetto XVI nel 2010 durante il suo viaggio apostolico nel Regno Unito incentratndo l’omelia sul motto del futuro santo “Cor ad cor loquitur” (“Il cuore parla al cuore”). «Egli – ricordò il Papa emerito il 19 settembre 2010 – visse quella visione profondamente umana del ministero sacerdotale nella devota cura per la gente di Birmingham durante gli anni spesi nell’Oratorio da lui fondato, visitando i malati ed i poveri, confortando i derelitti, prendendosi cura di quanti erano in prigione. Non meraviglia che alla sua morte molte migliaia di persone si posero in fila per le strade del luogo mentre il suo corpo veniva portato alla sepoltura a mezzo miglio da qui. Cento vent’anni dopo, grandi folle si sono nuovamente qui riunite per rallegrarsi del solenne riconoscimento della Chiesa per l’eccezionale santità di questo amatissimo padre di anime. Quale modo migliore per esprimere la gioia di questo momento se non quella di rivolgerci al nostro Padre celeste in cordiale ringraziamento, pregando con le parole poste dal cardinale John Henry Newman sulle labbra dei cori degli angeli in cielo: Lode a Colui che è Santissimo nell’alto dei cieli. E lode sia nelle profondità; bellissimo in tutte le sue parole, ma ben di più in tutte le sue vie!».
Madre Vannini, santa dalla parte dei malati poveri
Nata a Roma il 7 luglio 1859, Giuseppina Vannini, al secolo Giuditta Adelaide Agata è stata la fondatrice delle Figlie di San Camillo facendole diffondere oltre che in Italia anche in Francia, Belgio e America del Sud. Dedito alla cura degli infermi e contrassegnato dalla tipica grande croce rossa sull’abito, oggi l’Istituto è presente in Europa, Asia, Africa, America. Nell’esistenza della religiosa, segnata sin dall’infanzia da problemi di salute e incomprensioni accettate sempre con spirito di obbedienza, fu decisivo l’incontro con il camilliano padre Luigi Tezza. Indossato l’abito religioso il 19 marzo 1892 con il nome di suor Maria Giuseppina, l’8 dicembre 1895, emessi i voti perpetui, fu eletta superiora generale del nuovo Istituto “Figlie di San Camillo”, mantenendo l’incarico sino alla morte avvenuta il 23 febbraio 1911. Donna di grande fede e coraggio, In procinto di morire suor Giuseppina consolava le consorelle: «dal paradiso potrò fare voi di più di quello che non faccio stando in questo mondo. Quando io non sarò più, credete pure che si farà meglio di quanto non si faccia adesso». Scomparsa a Roma il 23 febbraio 1911 è stata proclamata beata da Giovanni Paolo II il 23 febbraio 1994. Come eredità spirituale lasciò un invito delicato e caritatevole: abbiate cura dei poveri infermi con lo stesso amore, come suole un’amorevole madre curare il suo unico figlio infermo.
Trasformò un pollaio in ospedale
Era invece nata il 26 maggio 1914 a São Salvador da Bahia, in Brasile, suor Dulce Lopes Pontes, al secolo Maria Rita, fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio. Rimasta orfana di madre da piccola, devota di santa Teresa di Lisieux, diplomata in farmacia e poi infermiera, tra la fine degli anni quaranta e gli anni cinquanta avviò tutta una serie di iniziative a favore dei poveri e dei diseredati tanto da essere candidata al Nobel per la pace. Guidata dalla fantasia della carità, a Salvador de Bahia, realizzò un centro di accoglienza per malati poveri in un ex mercato del pesce ma fu costretta dal comune ad abbondonarlo. In quel momento l’unico postoin grado di dare riparo a oltre 70 persone bisognose di cure mediche era il pollaio del convento in cui viveva, che trasformò rapidamente in un ospedale improvvisato. Fu l’avvio dell’ospedale Sant’Antonio, inaugurato nel maggio 1959 e che oggi riceve 3.000 pazienti al giorno. Attualmente le fondazioni nate dal suo impegno sono chiamate Opere Sociali di Suor Dulce (Obras Sociais Irmã Dulce, OSID). Amica di Giovanni Paolo II, morì il 22 maggio 1992 venendo beatificata il 22 maggio 2011.
La terziaria con le stimmate
Era invece nata l’8 settembre del 1815 a La Pierraz, frazione di Siviriez, vicino Friburgo, Margarita Bays, terziaria francescana che da giovane fece la sarta, abbinando l’attività semplice, quotidiana, con l’incarico di catechista. Sostenitrice della stampa cattolica, ricvette il dono delle stimmate e guarì da un cancro all’intestino l’8 dicembre 1854, mentre Pio IX proclamava il dogma dell’Immacolata. Morta a Siviriez il 27 giugno 1879, era stata proclamata beata nel 1995.