Le camerette di San Ignazio in uno dei percorsi dedicati al santo spagnolo nella Capitale - Centro Ignaziano di Spiritualità
Era il 29 marzo di 500 anni (1523-2023) fa quando uno allora sconosciuto Ignazio di Loyola (1491-1556) con l’abito di un semplice pellegrino entrava per la prima volta nella Città eterna scegliendo come varco la Porta di San Sebastiano (lo stesso ingresso usato quasi quindici secoli prima da Paolo di Tarso) dopo un periglioso viaggio che lo aveva portato o per meglio dire sballottato alcuni giorni prima, a bordo di una nave, da Barcellona a Gaeta.
E oggi alle 17 alla Porta di San Sebastiano di fronte alle mura aureliane a Roma grazie a un’iniziativa promossa dagli Itinerari Ignaziani del Centro Ignaziano di Spiritualità (Cis) della Provincia euromediterranea della Compagnia di Gesù si terrà un appuntamento dal grande valore simbolico: verrà rievocato l’ingresso nella capitale dell’allora Stato Pontificio del futuro fondatore della Compagnia di Gesù: da lì un gruppo di persone di ogni età si recherà a piedi fino al Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore già Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli.
Qui in questo angolo nel cuore storico di Roma (via Rinascimento 27) alle 18.45 si pregherà e si leggeranno alcuni passi del famoso libro del santo basco l’Autobiografia meglio conosciuto come «Il racconto del pellegrino». «Cercheremo nell’arco di queste poche ore – racconta Francesca Giani, architetto ma soprattutto coordinatrice degli Itinerari ignaziani – di raccontare lo stupore con cui Iñigo fece il suo ingresso nella città».
Un evento per rileggere la vita del grande basco ma anche per riscoprire il senso della sua conversione a una vita nuova. «Proprio riprendendo in mano la sua Autobiografia cercheremo di rivivere il senso del suo lungo viaggio carico di pericoli e di incognite. Un’attrice leggerà alcuni dei passi dedicati proprio ai momenti più salienti del suo arrivo in Italia».
Un evento quello di oggi che agli occhi di questa esperta guida della vita ignaziana avrà come intento quello di capire molto di questo gigante della Riforma cattolica. «Come ci indicano gli stessi Esercizi Spirituali tenteremo anche di sperimentare l’importanza che hanno nella spiritualità gesuitica gli spazi per meglio dire “le composizioni di luogo” in cui pregare e così andare alle radici della nostra orazione».
Ritornare con l’orologio della storia a quel lontano 1523 permetterà di capire quanto Ignazio cercasse di imitare Cristo «come poteva». «Si trova a Roma perché ha bisogno di incontrare il Papa di allora Adriano VI per avere un lasciapassare per poter andare in Terra Santa e quindi per lui questo percorso romano ha il sapore di un cammino quasi per scoprire la volontà e il disegno di Dio che avrà su di lui che non è ancora un sacerdote e né un fondatore di un Ordine religioso».
Un percorso che consentirà di ritornare all’Ignazio delle origini che vive di mendicità e dell’aiuto di chi si vuol far prossimo al suo cammino di fede lungo l’antica via romana dell’Appia. «È proprio così leggendo questo capitolo della sua vita si rimane colpiti dai pericoli che affronta dal fatto che si trova sempre in fuga da pandemie e pesti e pur essendo claudicante a causa della sua ferita a una gamba avvenuta per un colpo di cannone a Pamplona nel 1521 quando era un soldato di Carlo V riesce quotidianamente a percorrere più di 50 chilometri al giorno…».
Il logo del cammino ignaziano pensato per l'anniversario della conversione di Ignazio di Loyola - Centro Ignaziano di Spiritualità
Ma le tappe ignaziane dedicate ai luoghi della Penisola toccate dal grande santo mistico spagnolo non si fermeranno qui. Il 2 aprile, domenica delle Palme, si ripercorrerà lo stesso pellegrinaggio (di circa 22 chilometri) delle sette chiese a 500 anni dalla prima volta che Ignazio svolse questa pratica di devozione. Il ritrovo sarà in piazza Pio XII di fronte alla Basilica di San Pietro alle 8.30. A maggio (il 26-28 maggio) infine è previsto l’itinerario ignaziano in terra Veneta: con le tappe simboliche di Vicenza e Venezia (dove Ignazio lascerà la Serenissima alla volta di Gerusalemme…). «I frutti di queste tappe – osserva ancora Francesca Giani – stanno forse anche nel fatto questo è un progetto condiviso tra gesuiti e laici e che, avvalendosi di competenze diverse riesce a coniugare spiritualità e cultura in questo tempo. Spero che questo percorso aiuti tutti a comprendere il suo “modo di procedere” e così grazie al suo esempio diventare tutti noi degli “autentici imitatori di Cristo”».
(Per informazioni e iscrizioni si può scrivere alla mail:itinerari.ignaziani@gmail.com)