I problemi dell’Africa. Dall’Aids alla violenza, ai crimini di guerra. Dalla povertà al tribalismo. Senza dimenticare le questioni ecclesiali come la fedeltà dei sacerdoti africani al celibato e la possibilità che un giorno la Chiesa del continente nero esprima un Pontefice. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast nel Ghana, non si sottrae a nessuno dei temi che gli vengono proposti durante la prima conferenza stampa del secondo Sinodo africano (con lui c’era Odon Marie Arsène Razanakolona, arcivescovo di Antananarivo, nel Madagascar). In precedenza, nell’Aula Sinodale, alcuni di quei temi li aveva affrontati anche nella sua
relatio prima del dibattito. Ora risponde con franchezza, alternando l’inglese a un discreto italiano.
Lotta all’Aids. Gli chiedono ad esempio come sia possibile arrestare in Africa il flagello della più terribile malattia infettiva degli ultimi decenni. «So che molti auspicano l’uso del preservativo, che però in molti casi può essere anche di cattiva qualità e quindi rischioso. Per noi è più importante la fedeltà e la lealtà all’interno della coppia, l’astinenza di chi è stato contagiato e un maggiore investimento sui farmaci antiretrovirali e sulla ricerca». Questa è «la prima via» per prevenire il contagio. Insomma, «una persona che sa di essere contagiata, non dovrebbe avere rapporti» (il cardinale si riferisce evidentemente al caso di una coppia sposata nella quale uno dei due sia infetto, poiché nel caso di rapporti prematrimoniali il problema morale si pone a un livello anteriore, cioè della illiceità stessa di questa atti). In questi casi, infatti, ha aggiunto Turkson, «l’uso dei preservativi, che spesso in Africa sono di bassa qualità, non protegge completamente e, anzi, dà false sicurezze». Inoltre, ha aggiunto, «occorre far sì che i farmaci antiretrovirali non abbiano costi così alti, specie per i poveri dell’Africa».
Riconciliazione contro la violenza. «I vescovi africani sostengono il lavoro della Corte penale internazionale, e i provvedimenti che ha emesso sui crimini di guerra compiuti nella Repubblica democratica del Congo e in Sudan», ha aggiunto poi Turkson in risposta ad un’altra domanda. «Questo è un Sinodo di persone di fede ma se seguiamo quanto succede nel mondo – ha precisato – sicuramente ci sarà un riferimento diretto a questi temi. Crediamo che la giustizia non consista solo nella richiesta di riparazione e risarcimento economico ma anche nel perdono».
Lotta alla povertà. Secondo il porporato anche la recente enciclica sociale di Benedetto XVI avrà largo spazio nei dibattito sinodale. «Peccato – ha aggiunto – che alcuni Padri non abbiano ancora potuto leggerla perché per questioni di traduzione e spedizione l’hanno ricevuta non molto tempo fa». Ma sicuramente, «il documento offre tanti spunti per parlare dello sviluppo del continente».
Il futuro della Chiesa in Africa. Una domanda ha riguardato anche l’eventualità in futuro di un Papa africano. Ora che un afro-americano siede alla Casa Bianca, gli è stato chiesto, come vedrebbe l’ipotesi di un Pontefice nero? «Perché no? Se lo desidera la Provvidenza... – è stata la risposta di Turkson –. Sono stato felice dell’elezione di Barack Obama e penso che l’esperienza fatta in politica potrebbe essere applicata anche alla Chiesa universale. Un africano in una posizione di leadership non è una cosa impossibile, non sconvolgerebbe nessuno, come ha dimostrato anche la nomina a segretario generale dell’Onu di Kofi Annan (ghanese come il cardinale,
ndr)». L’arcivescovo di Cape Coast ha infine richiamato la necessità che i sacerdoti africani vivano con più fedeltà il loro voto celibatario. E ha fatto accenno alla richiesta di alcuni gruppi che anche in Africa si parli di temi legati all’omosessualità. «Tuttavia – ha fatto notare – nel sentire popolare già non avere figli mette in crisi una coppia, per cui è ancora più difficile trattare simili questioni».