«Una scelta coraggiosa che rappresenta un fatto sensazionale nella storia della Chiesa e nella quale vedo una forma di obbedienza a Dio. Ma allo stesso tempo è in qualche modo anche una decisione che corrisponde alla personalità di un Papa che si è sempre espresso per la conciliabilità tra la fede e la ragione». In questa dimensione, che è stata un «tema fondamentale del Pontificato» per il giurista tedesco Reinhard Richardi va cercata la ragione del gesto di Papa Benedetto.E queste non sono le parole di circostanza o neppure la semplice analisi intellettuale di un qualsiasi opinionista a confronto con un fatto che per una volta non si esagera a definire storico. No. A parlare al telefono con Avvenire è uno degli amici più stretti di Papa Ratzinger. Un collega di università a Ratisbona negli anni Settanta, la cui frequentazione con il teologo bavarese si è presto trasformata in sodalizio profondo. Che ha coinvolto le rispettive famiglie: nella cittadina di Pentling, dove Richardi abita con la moglie Margarete, il vicino di casa Ratzinger è stato una presenza costante insieme alla sorella e al fratello Georg, tuttora residente a Ratisbona. Un’amicizia che è proseguita compatibilmente con i crescenti impegni dell’arcivescovo di Monaco, del cardinale prefetto della Glaubenskongregation (la Dottrina della fede) e infine del Pontefice.Con la decisione attuale – riprende il professore emerito di Diritto del lavoro, già decano di Giurisprudenza nella cittadina universitaria all’ombra del celebre Duomo – il Papa «in fondo ha riconosciuto che la guida della Chiesa cattolica, con un miliardo e duecento milioni di fedeli, non avrebbe potuto essere portata avanti a lungo da una persona non più in possesso di forze fisiche. Si pensi che prima il Papa stava solo in Vaticano, oggi è il parroco del mondo. Qualcuno ha pensato anche alla mancanza di energie dell’intelletto, ma lo trovo del tutto errato».
Certo, Richardi non nasconde che la notizia lo ha sorpreso. Quando è stato chiamato da un giornale bavarese non riusciva a immaginarsi che fosse vero, anzi pensava di trovarsi davanti a una «bufala giornalistica». Poi le telefonate con conoscenti romani e la consultazione delle note ufficiali su Internet hanno dissipato i dubbi. Il sentimento di incredulità che un fatto del genere potesse accadere è stato diffuso in Germania. Ad esso ne è subentrato, però, immediatamente uno di profondo rispetto. Non solo nelle dichiarazioni ufficiali della cancelliera Angela Merkel e del presidente della Repubblica Joachim Gauck, alle quali i coniugi Richardi hanno assistito in tv. «Gauck, ex pastore nella Ddr – riferisce Richardi –, ha sottolineato la saggezza del Pontefice e ha indicato il suo discorso al Bundestag come uno dei punti più alti della storia dell’Assemblea». Ma anche tra la gente è chiaro il profilo di una personalità «molto riservata e che ha espresso sempre quella correttezza che io personalmente ho conosciuto. E quella capacità di parlare non solo agli intellettuali, ma anche alla gente semplice». Senza far pesare quella genialità teologica che lo fece paragonare dal cardinale di Colonia Joachim Meisner all’amato Mozart. Le cui composizioni, secondo un detto famoso, «Dio in cielo le ascolta per rilassarsi». Sembrano leggere e orecchiabili, ma dietro c’è una struttura e un lavoro...Ecco, il "Mozart della teologia" ha avuto da Dio questo talento. Il bilancio del pontificato va visto, dunque, nella forma del dono. Quello più bello che Richardi serba nel cuore è l’enciclica Deus Caritas est, «nella quale pone il principio che non si deve avere paura e che si deve operare affinché nessun uomo si perda». Questo il lascito per le nuove generazioni, anche sacerdotali, di un Papa che ha evitato il rischio pastorale evidenziato da un gioco di parole, che Richardi snocciola, di far diventare la Frohbotschaft (la lieta novella) una Drohbotschaft (un annuncio minaccioso). L’illustre amico più che ammonire ha cercato di «far vedere il lato positivo di cose che oggi vengono accantonate come "dogmatiche", ad esempio il matrimonio come fedeltà reciproca anche nelle difficoltà». Con lui la persona ha sempre una chance per ricominciare.